Abbiamo già affrontato il tema degli hikikomori: termine che indica una persona che ha scelto di limitare o ridurre la propria vita sociale, spesso ricorrendo a livelli estremi di isolamento e confinamento o fenomeno sociale per cui un soggetto sceglie di autorecludersi, rifiutando il contatto con le persone intorno e il mondo esterno. Vi si associa spesso il rifiuto di comunicare, o la scelta di farlo solo attraverso sistemi che garantiscano al soggetto il pieno controllo della comunicazione stessa, come quelli informatici.
In questo articolo confrontiamo i dati di due ricerche sugli hikikomori: realizzate l’una dal CNR e l’alta dall’ISS.
Lo scorso 2 marzo 2023 è stato reso noto l’esito del primo studio relativo alla quantità sul fenomeno degli hikikomori in Italia. La ricerca è stata capeggiata dal CNR IFC Istituto di Fisiologia Clinica, in collaborazione con l’Associazione Gruppo Abele Onlus di Torino. Come strumento di raccolta dati è stato utilizzato il questionario ESPAD®Italia 2021 che, da molti anni, sottopone ad analisi i consumi psicoattivi (alcol, tabacco, ecc.) e altri comportamenti a rischio degli studenti delle scuole superiori tra i 15 e i 19 anni.
In questo articolo ci si focalizzerà su quelli che sono i dati più notevoli emersi dallo studio del CNR, ma anche su quelli che sono i numerosi limiti che si sono riscontrati.
L’Istituto Superiore di Sanità è il più celebre ente di ricerca a disposizione del Ministero della Salute.
Di recente l’ISS ha reso noti gli esiti di un’importante ricerca condotta su una popolazione appartenente alla cosiddetta “Generazione Z”, concentrandosi in particolare sulla fascia adolescenziale minorenne, ovvero quella che va dagli 11 ai 17 anni.
È importante considerare come lo studio utilizzi espressamente il termine “hikikomori”, definendolo come “una manifestazione estrema del ritiro sociale”, dimenticandosi però la caratteristica chiave degli hikikomori, ovvero la componente intenzionale.
Sì perché la ricerca dell’ISS, così come quella del CNR, non va a censire tutti gli hikikomori, ma solo quelli che ancora frequentano le scuole medie o superiori.
Lo studio dell’ISS afferma, dunque, quanti di questi giovani studenti si sono “tendenzialmente” isolati nei 6 mesi precedenti alla ricerca, al netto della partecipazione scolastica. Per sancirlo usa un quiz creato su misura per gli hikikomori.
Lo studio ha censito circa 66.000 hikikomori, con incidenza leggermente superiore nella fascia 11–13, ovvero quella delle scuole medie.
Questo dato sembra essere interscambiabile con quello del CNR, che ha calcolato circa 54 mila casi nella fascia 15–19.
Secondo lo studio dell’ISS, invece, le ragazze asociali sono in numero più elevato dei ragazzi. Nella fascia 14-17 addirittura il triplo. Perché?
Il discorso, infatti, è lo stesso fatto per lo studio del CNR: nei momenti più analizzati dell’esclusione dall’ambiente circostante le donne sembrano essere più degli uomini, forse anche per una maggiore difesa da parte dei genitori.
Quando però andiamo a vedere i casi di isolamento di lungo corso più gravi e longevi, ecco che in maggior numero sono gli uomini.
Questo studio dell’ISS, così come quello del CNR, ha diversi limiti, ed il principale è quello di non riuscire a vedere con sufficiente nettezza le diverse forme di esclusione sociale giovanile, in particolare il ritiro sociale volontario cronico distinguendolo dall’isolamento legato ad atteggiamenti antisociali, disturbi di personalità e comportamenti d’abuso.
Fonti:
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