Viaggiare è, di solito, un fattore piacevole: in alcuni casi, però, può risultare debilitante per la persona che lo fa. In questo articolo si cercheranno di esporre le principali fobie riscontrate in chi viaggia (o cerca di farlo).
L’Odofobia è la paura di viaggiare da soli o in compagnia. La sensazione che prova chi soffre di questa paura è molto simile all’ansia. Quest’ultima può riguardare anche piccoli spostamenti, non solo quelli più grandi. I sintomi principali dell’odofobia possono essere sia di natura psicologica che fisica; può riguardare anche pensieri negativi su chi è alla guida, disturbi gastrointestinali, sudorazione eccessiva, tachicardia e vertigini.
La Notriphobia sarebbe, la paura di non avere alcun viaggio programmato per il futuro. Tutto ciò può suscitare ansia e stress in molte persone, fino a richiedere un sostegno psicologico, poiché si percepisce il viaggio non solo come un’attività ricreativa ma anche e soprattutto come una necessità fondamentale per alleviare lo stress accumulato durante l’anno.
L’Aerofobia (o paura di volare) è una forma di ansia che colpisce molte persone in tutto il mondo; in Italia si stima che riguardi, anche in forma leggera, almeno una persona su due.
L’origine dell’aerofobia dipende da diversi fattori e può variare notevolmente da persona a persona:
- Esperienze negative;
- Sentimenti di mancanza di controllo;
- Influenze dei media;
- Presenza di ansia o altre fobie.
Un elemento che può peggiorare la situazione è il fatto che si sia diretti verso una destinazione in cui non si vuole andare.
La Sindrome di Wanderlust, anche detta la malattia del viaggiatore, è data da un gene nel nostro DNA (DND4). La traduzione formale di Wanderlust in italiano prende il nome di dromomania, in questo caso derivante dal greco dromos (corsa) e mania (ossessione). Una malattia che colpisce tutti coloro che sentono l’impulso irrefrenabile di viaggiare il più possibile, scoprire sempre nuove mete e vedere angoli del mondo ancora inesplorati.
Abbiamo tutti il gene della Wanderlust? Pare di no, sembrerebbe infatti che solo 1 persona su 5 possieda questo gene, e che sia maggiormente presente in quelle popolazioni che storicamente sono state spinte a migrazioni.
La Siderodromofobia è la paura irrazionale e persistente di viaggiare in treno. Ci sono alcune cause alla base dello sviluppo di questa patologia:
- Esperienze traumatiche passate;
- Paura dell’ignoto;
- Influenza culturale;
- Paura di spazi chiusi o affollati.
La Sindrome di Parigi, che colpisce in particolare i turisti giapponesi per la loro idealizzazione della città parigina, può scatenare sintomi come allucinazioni e crolli psicologici. Queste persone vengono in genere diagnosticate con schizofrenia e sbalzi d’umore, di solito all’Hôpital Sainte-Anne, un’istituzione che lavora in collaborazione con l’ambasciata.
La Sindrome di Stendhal (o di Firenze) prende il nome dall’omonimo scrittore francese che soffrì di palpitazioni e quasi svenne visitando la Basilica di Santa Croce a Firenze. Colpisce particolarmente persone sensibili alla bellezza e che svengono di fronte a opere d’arte. È stato dichiarato una sindrome nel 1979 dalla psichiatra Graziella Magherini. L’ospedale di Firenze Santa Maria Nuova gestisce regolarmente i casi che richiedono un intervento medico.
La Sindrome di Gerusalemme si manifesta in chi visita la Città Santa fino a soffrire di delirio e isteria, pur di dimostrare la loro esaltazione religiosa. Fino agli anni Trenta del Novecento non vi fu diagnosi, cioè finché lo psichiatra Heinz Herman non descrisse lo strano comportamento di chi visitava Gerusalemme. Di solito si torna alla normalità dopo il ritorno a casa e l’abbandono della Città Santa.
Per finire si può parlare della Sindrome dell’India, un vero e proprio shock culturale causato dalla spiritualità che tende a diventare fanatismo. Da persone che tendono a farsi morire di fame (credendosi dei) a esperienze mistiche vissute senza un freno. I sintomi sono paranoia, schizofrenia, allucinazioni o delirio acuto.
I rituali religiosi carichi di significato e valore per gli indiani possono essere invece percepiti come inquietanti, destabilizzanti e alienanti per i viaggiatori, innescando occasionalmente reazioni estreme fino a rendere necessario il rimpatrio. Una volta tornati sani e salvi in patria, riprendono fortunatamente un comportamento normale.
Tutte queste fobie, seppur debilitanti, possono essere sconfitte con i giusti mezzi, che sia la psicoterapia o i farmaci.