Diffusione, pericolosità, improduttività, vergogna, curabilità, differenze di genere.
L’80% della popolazione afferma di aver avuto modo di relazionarsi con persone che hanno disturbi mentali, più o meno gravi.
I pregiudizi e i luoghi comuni, i pesanti effetti della pandemia sugli adolescenti, la vergogna a parlare dei propri disturbi ma non di andare dallo psicologo, il contrasto tra i sessi sul chi è più incline a sviluppare disturbi mentali, sono i dati emersi da uno studio nazionale.
A rivelarlo è l’indagine realizzata dalla BVA DOXA per il Festival della Salute Mentale RO.MENS per l’inclusione sociale contro il pregiudizio, organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale (DSM) dell’ASL Roma 2, con il patrocinio di Roma Capitale e della RAI, che si terrà dal 26 settembre al 2 ottobre.
La ricerca completa sarà presentata al Campidoglio martedì 27 settembre mattina.
Le persone che soffrono di disagi psichici sono realmente pericolose?
Questo è uno dei pregiudizi che RO.MENS cerca di scardinare. L’indagine Doxa sottolinea delle percentuali non proprio confortanti. Su un campione di mille persone, quasi quattro italiani su dieci ritengono che i giovani siano più inclini a soffrire di disagio psichico; il 65% degli italiani pensa che le persone che ne soffrono siano pericolose per sé stesse, mentre il 48% crede che queste ultime lo siano anche per gli altri.
Obiettivo.
Comprendere in quale percentuale il disagio psichico sia diffuso capillarmente tra la popolazione. Sensibilizzare il maggior numero di persone, fino a decostruire dalle fondamenta i principali luoghi comuni. Impegnarsi per modificare la visione culturale della salute mentale.
“Lo stigma associato ai disturbi mentali è una delle più grandi barriere per l’accesso alle cure. Conduce all’isolamento sociale, a discriminazioni, violazioni dei diritti, in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro. Le persone con disturbi mentali sono spesso considerate pericolose, quando nella realtà loro stesse sono più a rischio di essere aggredite, in particolare le donne sono più a rischio di abusi”, spiega Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Roma 2.
Un altro pregiudizio molto diffuso è quello secondo cui per il 38% degli intervistati i giovani sono la categoria più predisposta allo sviluppo dei disturbi mentali (14-24 anni).
Dato positivo.
Due terzi della popolazione, il 66%, ritiene che la malattia mentale possa essere curata e un terzo no 34%. Esiste quindi una discordanza tra la percentuale di coloro che hanno fiducia nella curabilità del disagio mentale e coloro che si vergognano o hanno paura di rivolgersi ai servizi territoriali.
Un dato positivo che dovrebbe incentivare le persone a chiedere aiuto attraverso percorsi di riabilitazione sociale, piuttosto che auto-isolarsi.
“Il 60% degli uomini pensa che sia il sesso maschile quello più incline ad avere problemi di salute mentale dettati dallo stress, mentre il 40% lo attribuisce alle donne. D’altro canto, però il 60% delle donne ritiene che sia il genere femminile a soffrire di più di questi disturbi. Questa contraddizione parla di una certa difficoltà di comunicazione e di comprensione”, spiega Massimo Cozza.
Per un approfondimento completo consulta il comunicato dell’indagine Doxa qui.
Per chi vuole una visione più dettagliata può cliccare su:
- “Le persone con disturbi mentale sono pericolose”. Lo pensa la metà degli italiani
- “Salute Mentale: ancora presenti i pregiudizi infondati”
- “Salute mentale l’ostacolo dei pregiudizi”
- “Diffusa sofferenza psichica in particolare tra i giovani”