Il film documentario “Sur l’Adamant” (trad. it. “Sull’ Adamant”) di Nicolas Philibert racconta le attività che si svolgono sull’Adamant, un centro diurno galleggiante per il trattamento di persone con disagi mentali, che si trova sulla Senna a Parigi. È situato alla base del ponte Charles-De-Gaulle sulla riva destra del fiume ed accoglie persone abitanti nei primi quattro distretti municipali di Parigi. L’equipe che si occupa di loro è multidisciplinare e formata da varie figure tra cui psichiatri, psicologi, terapisti occupazionali e arteterapeuti. Riescono ad offrire agli utenti una sorta di routine quotidiana, recuperando una base di vita quotidiana con laboratori terapeutici e supporto alla riabilitazione psicosociale.
“Sur l’Adamant” si compone di tante piccole interviste agli utenti del centro diurno: racconta le loro storie, i loro vissuti e sentimenti, ciò che preoccupa loro e ciò che li rende felici. La proiezione inizia con un paziente che canta “La bomba umana” dei Telephone, un gruppo francese. La canta con enfasi e gioia, trasmesse dal ritmo seguito e dalla gestualità accentuata. Un altro tratto particolarmente importante è il racconto dei disegni fatti, attraverso un’analisi che non risulta né pesante e nemmeno deleteria per l’uomo o la donna che ha realizzato l’opera.
Ciò che colpisce è la spontaneità con cui le persone intervistate si approcciano alla telecamera, come si raccontano a cuore aperto e senza filtri. Questo è il caso di Francois, uomo di cinquantasette anni in cura da quando ne aveva diciotto. Avrebbe voluto emulare il padre, glielo ha ripetuto tante volte: purtroppo la malattia di cui soffre ha fermato Francois nel suo desiderio e, per non dare un dispiacere ai genitori, non ha più parlato di quanto avrebbe voluto essere come il papà.
Questo film documentario ha vinto l’Orso d’Oro al 73° Festival Internazionale del Festival di Berlino, dove è stato proiettato per la prima volta il 24 febbraio 2023.
Nonostante la tematica sicuramente particolare e difficile, “Sur L’ Adamant” lascia gli spettatori aperti a una nuova prospettiva che è proprio quella del processo riabilitativo in un centro diurno sui generis, quasi a de-stigmatizzare il disagio mentale che non ha nulla di meno rispetto a un problema di natura fisica.