La violenza sugli animali e i suoi risvolti: ripercussione tragica di una devianza fatale

La violenza sugli animali e i suoi risvolti: ripercussione tragica di una devianza fatale

“La crudeltà su animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini” (Ovidio)

Sono sempre di più le storie che si sentono sugli abusi e sulla violenza contro gli animali. Dai cani presi a calci, ai gatti buttati dentro le fontane, alle caprette uccise.

Il 22 aprile 2022, per la prima volta in Italia, è stata presentata la proposta di legge sul LINK, “la stretta correlazione esistente tra maltrattamento e/o uccisione di animali, violenza interpersonale e ogni altra condotta deviante, antisociale e criminale”, fatto conosciuto e studiato soprattutto in America. In un’intervista Francesca Sorcinelli (educatrice e fondatrice del progetto LINK-Italia) spiega come le violenze verso gli animali siano indicatori di pericolosità sociale. Prende come esempio il circo e i maltrattamenti degli animali all’interno, osservati soprattutto da bambini i quali, andando agli spettacoli, vengono esposti continuamente a una violenza psicologica che trasforma l’abuso sugli animali in una cattiveria che è normale, oltre che legale. All’interno del LINK prendono posto anche quei casi in cui la violenza sugli animali è solo un aspetto di un crimine più “grande”, dove l’autore di reato ha eseguito un altro atto deviante.

L’obiettivo della proposta di legge sul LINK è di “incidere sui modelli culturali, sui valori di riferimento, sugli stili di vita, per stimolare un concreto cambiamento della società […] per fornire strumenti e competenze idonei a far emergere la correlazione fra crudeltà su animali, violenza interpersonale e ogni altra condotta deviante, antisociale e/o criminale”.

Da questo collegamento tra la crudeltà sugli animali e la condotta deviante emergono le personalità degli Zooerasta, “un disturbo che prevede il praticare rapporti sessuali con gli animali” e Zoosadico, “caratterizzati da forti connotazioni psicologiche proiettive e senso di rivalsa non solo verso gli animali, ma anche verso gli esseri umani”: figure dove i maltrattamenti sugli animali possono rappresentare un segno predittivo di successive violenze verso le persone.

A questo proposito è nata la disciplina “Zoo-antropologia della devianza” che studia le differenti modalità delle violenze e abusi verso gli animali esaminando le connessioni zoo-antropo-psicosociali dei comportamenti criminali da parte dell’essere umano, dove alla base è intrinseco il fenomeno del LINK.

Dagli studi condotti emerge quindi come il comportamento abusante nei confronti degli animali sia un grande indicatore di aggressività e di condotte devianti, modalità ad alto rischio di peggioramento e con tendenza a sfociare nella violenza verso altre persone. Anche l’American Psychiatric Association afferma come le azioni di crudeltà verso gli animali, soprattutto se perpetrate in giovane età, risultino essere dei forti predittori di successivi comportamenti aggressivi e antisociali.

Si evince inoltre una grande correlazione tra maltrattamento di animali, violenza verso donne e minori e stalking. La maggior parte (94%) delle persone che maltrattano gli animali è di sesso maschile. La violenza verso l’animale, che sia un atto o una minaccia, può essere utilizzata per convincere la donna a rimanere e non mettere fine alla relazione, oltre che come vendetta e/o punizione per un ‘comportamento sbagliato’. Molte donne abusate rimangono con il compagno violento per non abbandonare il proprio animale nelle sue mani, con la paura che il partner gli faccia del male.

In una possibile escalation da furto, a violenze fisiche e sessuali, all’omicidio, il maltrattamento di animali risulta essere quasi sempre il primo step della ‘carriera criminale’. Nientemeno, viene considerato il predittore più importante di futuri reati sessuali: uno studio ha rilevato che i soggetti che hanno un comportamento violento verso gli animali hanno una percentuale di rischio 11 volte più alta di compiere un omicidio a sfondo sessuale.

Ciò che, infine, accomuna i soggetti maltrattanti è una forte desensibilizzazione verso la crudeltà e una grande diminuzione dell’empatia.