Dialogo con il filosofo Pier Aldo Rovatti: quando l’umanità supera il talento

Dialogo con il filosofo Pier Aldo Rovatti: quando l’umanità supera il talento

Sabato 11 novembre 2023 la redazione del Centro Studi e Documentazione ha avuto il privilegio di dialogare con lo scrittore e filosofo Pier Aldo Rovatti in merito al suo libro “Le nostre oscillazioni” Edizioni Alpha Beta; l’incontro ha avuto luogo nel corso del Festival Italia-FranciaTracce Arte+Alterità+Altrove ” di cui Rovatti è stato ospite.

Come primo elemento da enucleare si è partiti proprio dal concetto di “oscillazione” che non è altro che quel moto capace di avere una peculiarità straordinaria, ossia quella di portarci dall’interno verso l’esterno. Questo è un passo fondamentale che ci fa abbattere per primo l’ostacolo interiore e per secondo quello del pregiudizio: essendoci aperti al mondo e accompagnati verso il “fuori”.

“Non esiste un approdo di pensiero e di sapere con la S maiuscola che ci ferma lì: dobbiamo essere dentro e fuori; non c’è un assoluto.”

Ed è con queste parole che Rovatti descrive il concetto di oscillazione che rimanda ad una logica dove tutto può mutare e non c’è stabilità o, meglio, quella rigidità di pensiero che come risultato non avrebbe altro che quello di farci rinchiudere del tutto in noi stessi.

Per quanto riguarda il tema dello sdoppiamento, esso è come se fosse una frangia del concetto di oscillazione ove si tenta quindi di affrancarsi dal pensiero unico.

Il filosofo ribadisce che questo libro è indirizzato verso quelle persone che si arroccano dietro le proprie sicurezze culturali e serve, dunque, ad abbattere gli steccati. Ed ecco che rimanere quindi sclerotizzati in una posizione rigida è un errore: in quanto non c’è nulla di più incerto di una falsa certezza.

Interessante è il fatto che filosofi come Pier Aldo Rovatti e operatori abbraccino il pensiero di Basaglia, tanto che citando le conferenze brasiliane ribadisce: “Io non so cos’è la follia ma so che essa è una condizione umana”  e, ancora, In noi la follia esiste ed è presente quanto la ragione”. Una società, per dirsi civile, dovrebbe accettare la ragione quanto la follia. Riconoscere la follia come parte della ragione. Anche questo a nostro avviso fa parte dell’oscillazione che diventa un fulcro non di instabilità ma di accettazione del dolore e di tutto quello che non è contemplato nei nostri schemi.

Per quanto riguarda il tema del dolore si apre un discorso che non lo vede solo come fardello ma anche come segno di un’instabilità che non è solo fine a se stessa ma anche un qualcosa che sprona.

Alla domanda “Si può essere folli senza soffrire?” l’autore risponde “La follia ha a che fare con l’essere uomini e non c’è la felicità senza la sofferenza, senza l’oscillazione, vorremmo essere più rapidi, più immediati” ed ecco che si apre a noi quell’alterità della sofferenza che ci spinge al di fuori delle nostre certezze e ci fa oscillare tra uno stato di benessere ed uno di malessere. La follia quindi diventa quella perdita di sé stessi per aprirsi al mondo e quindi ritornare in sé; ed è con queste parole che Rovatti smussa il concetto “la follia è una perdita di sé o una riconquista di sé?”.

È palese che il libro oltre ad una valenza filosofica ha anche un forte impatto umano poiché non teme di confrontarsi con il tema della sofferenza; ”fare filosofia incidendo nell’esistenziale” come sottolinea l’autore.

In conclusione la follia per l’autore non è altro che un fil rouge, un trait d’union che consente una sorta di connessione armonica tra più identità collegate tra di loro, dove il cosiddetto “matto” anziché essere fonte di caos, è causa di equilibrio.

Egli infatti per scrivere questo libro ha seguito una genuina spinta filosofica che gli ha permesso di mantenersi ad un livello molto concreto e calzante rispetto alla tematica dell’immanente, a tutto ciò che ci riguarda da vicino.

Vorremmo concludere con le parole di Rovatti:

“Nessuno di noi è al sicuro dalla follia, essa non è una trappola ma ciò che ci permette di dialogare fra di noi”.