“Fa un caldo pazzesco”; oppure: “Questo caldo mi manda ai matti!”
Ci sono modi di dire che sembrano individuare una relazione tra l’aumento delle temperature e il verificarsi di problemi di carattere psichiatrico. Come dire che, se il clima è bizzarro, altrettanta bizzarria si manifesta nei comportamenti delle persone.
Se vox populi è vox dei ci chiediamo però, almeno in questo caso, se sia anche vox scientiae: ossia se ci sia un riscontro obiettivo e magari anche una spiegazione condivisibile sul fatto che il caldo faccia male alla circolazione, al metabolismo, agli apparati respiratori ma anche all’equilibrio psichico degli esseri umani.
Un primo indicatore, forse uno di quelli più percepibili da chiunque, riguarda il rapporto tra caldo e aggressività. Secondo uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori della Università di Berkely e pubblicato nel 2013 su Science (1) un aumento di due gradi della temperatura globale potrebbe portare a un aumento del 15% del tasso di criminalità.
Lo studio stato messo in discussione per un’altra ipotesi: quella secondo cui in alcune aree del pianeta potrebbero aumentare gli scontri tra gruppi di persone.
Al riguardo un altro gruppo di ricerca ha elaborato il modello CLASH (CLimate, Aggression, and Self-control in Humans) (2) secondo cui le popolazioni che vivono a latitudini più elevate, in climi freddi, si adattano a maggiori variazioni stagionali, sviluppando una mentalità maggiormente orientata al futuro ed una buona capacità di autocontrollo. Al contrario il caldo stabile e le condizioni economiche svantaggiose sarebbero correlate ad una maggiore aggressività, a tassi di omicidi più elevati, al bullismo (America Latina), alla violenza domestica (in India ed in Australia), alla violenza etnica (Europa).
Oltre a quelli correlati alla violenza altri indicatori ci dicono che ansia, depressione, disturbi bipolari, anche nelle manifestazioni e negli esiti più importanti e gravi, possono essere aggravati dal caldo.
Una meta analisi internazionale (3) è arrivata a calcolare evidenze molto precise: per ogni grado in più di temperatura (studi britannici precisano: oltre i 18 gradi di temperatura media annua) la mortalità correlata alla salute mentale sale del 2.2%; la morbilità dello 0,9%. Le ondate di calore, dice lo stesso studio, generano esiti negativi di salute mentale. Una maggiore vulnerabilità si registra, sempre secondo la stessa analisi, tra gli anziani e tra coloro che hanno disturbi di salute mentale legati al consumo di sostanze.
Sempre in termini di misure è interessante lo studio canadese del 2014 (4) che fissa in 28 gradi la soglia termica al di sopra della quale si registrano maggiori accessi ai pronto soccorso per questioni legate alla salute mentale, soprattutto quando l’esposizione a queste temperature è protratta per almeno 4 giorni. (Certo, considerate le temperature italiane ed europee di questi giorni il dato risulta realmente allarmante!)
Un altro studio internazionale (5) fa riferimento ad una gamma di valori di calore, oscillando tra i valori assoluti e quelli relativi alle variazioni rispetto alle medie mensili. Troviamo quindi tra l’altro che 35 gradi per più di 3 giorni consecutivi possono determinare un aumento dell’ospedalizzazione correlata alla salute mentale di quasi il 10%. Sempre lo stesso studio rileva un generale peggioramento della salute mentale autopercepita al crescere delle temperature.
Qui le questioni sono almeno due: è il caldo che fa male alla salute mentale o e il mutamento climatico che, generando eventi straordinari, provoca incertezza e incide sugli equilibri anche psichici?
La revisione della letteratura scientifica pubblicata sul The Lancet spinge nella direzione di attribuire il peggioramento delle condizioni di salute mentale proprio al mutamento climatico.
Chi siamo noi per mettere discussione quello che viene pubblicato su una rivista così prestigiosa?
Però, umilmente, consideriamo che non sono così evidenti le associazioni, ad esempio, tra l’incremento di ricoveri nei reparti di salute mentale e le tempeste di vento o gli acquazzoni tropicali, o altri eventi climatici straordinari alle nostre latitudini.
Per cui, raccomandando la lettura delle ricerche e degli studi sotto elencati, proviamo a sostenere che è proprio lui, il caldo, il principale imputato di nostri malesseri.
Quali sono gli agenti di causa? La letteratura risponde: tutta una serie di meccanismi che rendono più difficile ragionare lucidamente, tra i quali dormire male di notte o l’interferenza della temperatura con alcuni farmaci (6).
Insomma: dobbiamo temere il caldo o il mutamento climatico? Anche si comincia a parlare di eco ansia tutto indica che il responsabile sia il caldo. Ben consapevoli che le ondate di calore, con buona evidenza, dipendono proprio dal mutamento climatico.
Riferimenti bibliografici:
(1) Quantifying the Influence of Climate on Human Conflict
(2) CLASH: Climate (change) and cultural evolution of intergroup conflict
(3) Is there an association between hot weather and poor mental health outcomes? A systematic review and meta-analysis
(4) Acute impacts of extreme temperature exposure on emergency room admissions related to mental and behavior disorders in Toronto, Canada
(5) Ambient temperature and mental health: a systematic review and meta-analysis
(6) Psychotropic drugs use and risk of heat-related hospitalisation