Contro tutti i muri. La vita e il pensiero di Franca Ongaro Basaglia, di Annacarla Valeriano

Contro tutti i muri. La vita e il pensiero di Franca Ongaro Basaglia, di Annacarla Valeriano

Venerdì 19 maggio 2023, nella cornice di Villa Lais, si è tenuto l’incontro con Annacarla Valeriano che ha presentato il suo libro “Contro tutti i muri. La vita e il pensiero di Franca Ongaro Basaglia”.  L’atmosfera dell’incontro è risultata abbastanza intima, il tono confidenziale. Dopo l’ampia introduzione  da parte della moderatrice, dott.ssa Giuseppina Gabriele – Direttore UOC SMD6 – il focus si è spostato sull’analisi della figura di Franca Ongaro, moglie di Basaglia, attraverso le parole dell’autrice e della storica Vinzia Fiorino – Professoressa di Storia Contemporanea all’Università di Pisa – che ha delineato il quadro tumultuoso e indimenticabile di quegli anni.

Franca Ongaro viene finalmente enfatizzata e delineata come una persona che ha svolto un ruolo, dal punto di vista intellettuale, imprescindibile.

Puntuale, accogliente e sempre pronta a rispondere, Annacarla Valeriano ha incantato con la sua visione di Franca Ongaro, il racconto degli studi che l’hanno portata a scrivere il proprio libro, oltre che della ricerca veneziana negli archivi della moglie di Basaglia. Che è stata molto più che semplicemente “la moglie”.

Franca Ongaro compagna di vita e complice di un uomo che ha rivoluzionato, in anni di fermenti, la cultura del sistema psichiatrico italiano, incarna perfettamente l’ideale femminista di chi si è battuto non solo per i diritti civili dei più deboli ma anche delle donne.

Personalità di rilievo indiscussa, spesso oscurata dalla fama di Franco Basaglia, ma mai un passo indietro rispetto alla prospettiva di lotta che li ha uniti per tutta la vita, ha dato il suo costante ed originale contributo a sostegno dell’umanizzazione della medicina psichiatrica.

Nata come traduttrice, Franca Ongaro ha prestato anche la sua abilità di scrittrice per la stesura non solo dei suoi libri come Manicomio perché ma anche dei testi più celebri di Basaglia tra cui L’istituzione negata, cimentandosi in una minuziosa opera di raccolta e sistematizzazione degli appunti che il marito lasciava sparsi per casa, così come narrato nel libro.

Il dialogo con l’autrice è stato vivace e appassionato e mosso dall’intento di approfondire quel viaggio conoscitivo che ha reso possibili le azioni impossibili, scosso le coscienze addormentate dietro un’ottica positivista della psichiatria dell’epoca, reso il potere secondario rispetto alla conoscenza, messo la persona con i suoi bisogni al centro, per non dimenticare gli sforzi profusi alla chiusura dei manicomi.

E, come diceva Basaglia, imparare a guardare il malato e non la malattia.

La storica Vinzia Fiorino ha arricchito il dibattito con osservazioni competenti sull’esegesi della follia, oltre che sul parallelismo semantico tra antipsichiatria e psichiatria democratica.

Qual è dunque il ruolo di Franca Ongaro nei confronti del marito Franco Basaglia? Di colei che ha preso in mano le redini della situazione approfittando di un momento storico cruciale e fervido? O di colei che, studiando e riflettendo sugli appunti di Basaglia, è stata in grado di dare un ordine, una forma e un’organizzazione armoniosa a questi scritti?

La Legge 180 promulgata nel 1978, che ha definitivamente chiuso le porte dei manicomi, oggi non può e non deve rischiare una deriva antidemocratica che mini le fondamenta di una riforma che ha fatto la storia del nostro Paese.

«Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione».
(Franco Basaglia)

Assecondando uno spirito riformista e secondo una prospettiva lungimirante, forse un giorno non troppo lontano, anche cliniche e SPDC (i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), forme alquanto edulcorate di manicomio, potrebbero essere definitivamente chiusi.

“Non basta umanizzare, non basta aprire le porte se fuori non troviamo una società aperta ai bisogni e alle fragilità”.

Concludono così le autrici, riassumendo un concetto fondamentale e valido ancora oggi: più che umanizzare, sarebbe necessario essere più comprensivi dei bisogni dell’altro, soprattutto a livello societario.

Grazie alle autrici perché, proprio attraverso la narrazione, affinché ci possa essere una continua evoluzione, nessuno mai dimentichi l’orrore dei manicomi e la fedeltà ad una visione da parte di un uomo e una donna, che condividevano più che un cognome.