Migrazione e centri di accoglienza: uno studio apre nuove frontiere sull’argomento

Migrazione e centri di accoglienza: uno studio apre nuove frontiere sull’argomento

Migrants’ mental health recovery in Italian reception facilities è una indagine condotta nel territorio della ASL Roma2 da una équipe di ricerca composta da Docenti e Ricercatori di diverse Università Italiane ed Europee e da gruppi di lavoro della stessa ASL Roma2

La migrazione forzata porta con sé conseguenze devastanti sul benessere psicologico dei migranti, con la prevalenza del disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e altre condizioni psicologiche. Caroppo et al. (2023) hanno svolto una ricerca che ha evidenziato in che misura il trauma pre-migrazione possa anticipare dei risultati in termini di salute mentale, mentre per quanto riguarda il ruolo dei fattori di stress post-migrazione nell’ambiente di insediamento le condizioni non sono ancora così chiare.

Si è monitorata la salute mentale di un gruppo di 100 richiedenti asilo durante i 14 giorni di quarantena per il Covid-19 nelle strutture di accoglienza romane, con la somministrazione di sei questionari di vario genere, tra cui il Primary Care PTSD Screen for Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders 5 (DSM-5).

Attraverso l’unione dell’analisi statistica e dell’apprendimento supervisionato, si è studiato l’impatto del primo contatto con il sistema di accoglienza sulla salute mentale dei richiedenti asilo e cercato possibili fattori di rischio e di protezione per il PTSD.

I soggetti con PTSD hanno vissuto un maggior numero di eventi traumatici e legati alla perdita, i quali possono anticipare l’esordio del disturbo nei richiedenti asilo. L’ambiente successivo alla migrazione può rilevarsi fondamentale in senso positivo per il benessere psicologico dei migranti, tanto che l’accoglienza nei centri per rifugiati ha avuto conseguenze positive sulla salute mentale.

In questo contesto, quando i rifugiati e i richiedenti asilo arrivano nel Paese ospitante, è fondamentale prendersi cura non solo delle loro ferite fisiche, ma anche della loro salute mentale. Infatti, i richiedenti asilo sono caratterizzati da un’incidenza molto più elevata di diversi disturbi mentali, in particolare del PTSD.

In questo studio si è indagata l’importanza di un supporto efficace per i richiedenti asilo, monitorando la loro salute mentale durante la permanenza in un centro di accoglienza in Italia; si è inoltre utilizzato un approccio di apprendimento supervisionato per ricercare possibili fattori nella loro esperienza di vita che potrebbero aver anticipato l’insorgenza del disturbo post-traumatico da stress.

In accordo con gli studi precedenti, la ricerca mostra come i traumi subiti nei luoghi di origine possano essere predittori importanti del PTSD, ma evidenzia anche come l’accoglienza in strutture adeguate dove la salute mentale dei migranti è monitorata possa migliorare il benessere psicologico soggettivo dei richiedenti asilo. Nei criteri di ricerca non si evidenzia la presenza di alcun fattore chiave di protezione demografica. Con il monitorare i loro bisogni fisici e mentali, insieme alla presenza di un ambiente rassicurante, si può notare come il benessere psicologico soggettivo dei migranti migliori significativamente al termine della loro permanenza nelle strutture di accoglienza.

I risultati della ricerca offrono una visione rilevante dell’importanza della prima accoglienza, sostenendo la tesi che i bisogni di salute mentale dei migranti dovrebbero essere valutati subito dopo il reinsediamento e che dovrebbe essere fornita un’assistenza adeguata, utilizzando un approccio informato sul trauma, mostrando gentilezza ed empatia durante tutti gli incontri e adottando un approccio olistico e incentrato sulla persona.

Il presente studio dimostra inoltre che le lesioni fisiche, le torture e la violenza assistita sono caratteristiche che appaiono costantemente come forti predittori per i sintomi del PTSD, sollecitando così programmi specificamente personalizzati per i migranti, volti ad aiutare i partecipanti a sviluppare connessioni sociali, autostima, autoefficacia, salute personale e abilità di sicurezza. Sono necessarie risorse per prevenire i disturbi mentali legati ai traumi nei richiedenti asilo e nei rifugiati, per migliorare i risultati in termini di salute mentale e benessere e per facilitare l’indipendenza di questi gruppi.

È possibile affermare come l’uso di mediatori culturali sia stato uno dei motivi alla base del miglioramento della salute mentale dei migranti durante il soggiorno di 14 giorni.

Il lavoro futuro, inoltre, dovrebbe essere mirato a confermare i risultati di questo studio pilota su diversi campioni di migranti. In questo contesto, si possono immaginare iniziative di scienza cittadina che coinvolgano i migranti nella progettazione di questionari per considerare al meglio le loro esigenze e offrire un approccio più completo per valutare la loro salute mentale.