Ascanio Celestini, regista de “La Pecora Nera”, interviene su ANSA sul tema del manicomio

Ascanio Celestini, regista de “La Pecora Nera”, interviene su ANSA sul tema del manicomio

Redazione ANSA ha intervistato Ascanio Celestini, regista, scrittore e attore, riguardo il tema del manicomio.

Celestini riporta infatti di essersi spesso interessato al tema, rifacendosi anche alle considerazioni di Franco Basaglia ne “L’istituzione negata”: in questo scritto il carcere, i campi di concentramento e altre strutture sono viste come simili al manicomio.

Vengono intervistati da lui soprattutto gli infermieri che, almeno in passato, non avevano una formazione adatta per stare a contatto con i malati psichiatrici: piuttosto venivano scelti per la loro corporatura robusta e alta, proprio per poterli contenere.

“Io ero un violento istituzionale”: così si descrive un infermiere che ha lavorato svariati anni nella struttura di Santa Maria della Pietà, quando era “costretto” a compiere determinati atti di contenzione a causa delle regole indotte dall’istituzione. Regole violente in un ambiente altrettanto violento.

Celestini descrive anche il caso di due malati che erano riusciti a rubare le “chiavi del potere” a un infermiere che si era addormentato; avevano aperto la porta ma dopo gliele avevano ributtate vicino perché, se l’infermiere fosse stato trovato senza chiavi, avrebbe ricevuto un provvedimento severo.

“Certe chiavi aprono determinate porte: più avanzerai di grado, più porte riuscirai ad aprire con nuove chiavi”. Questo era quello che veniva detto ai nuovi arrivati che ricoprivano il ruolo di sanitari all’interno del manicomio, insieme al fatto che “la chiave fosse come un fucile, un’arma” per rifarsi al mondo militare che molti uomini lì dentro avevano conosciuto.

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