L’angolo delle riviste scientifiche. Approfondimenti su psichiatria e salute mentale

L’angolo delle riviste scientifiche. Approfondimenti su psichiatria e salute mentale

Questo mese vi proponiamo, al fine di aggiornarvi, la lettura di tre articoli scientifici che affrontano temi di grande attualità. Il primo riguarda gli sviluppi del COVID-19, il secondo la Cina e la depressione, il terzo la relazione tra COVID e i disturbi alimentari. Questi articoli sono tratti da importanti riviste scientifiche europee: Springer e TheLancet. Partendo dal primo articolo scelto, offriamo al lettore una cornice situazionale, ossia quella della pandemia, all’interno della quale si inseriscono gli altri due che emergono con una certa cogenza dal quadro pandemico. Il COVID ha accentuato disturbi mentali come la depressione in Cina e disturbi comportamentali come quelli della condotta alimentare. Vorremmo pertanto, che dalla lettura dei tre articoli si evidenziasse come questi sono profondamente interconnessi tra loro.

 

IMPATTO DEL COVID 19 SULLA SALUTE MENTALE DEI GIOVANI: EVIDENZE EMERSE DA STUDI LONGITUDINALI.

Fonte: https://link.springer.com/article/10.17269/s41997-021-00567-8

Obiettivi: la pandemia del coronavirus 2019 (COVID-19) e le relative misure di contenimento hanno interrotto le norme sociali e le infrastrutture sanitarie pubbliche in Canada e altrove. Ora si teme che il distanziamento sociale e il successivo isolamento compreso l’accesso ridotto ai servizi di salute mentale, il supporto psicologico scolastico e comunitario e le attività fisiche abbiano un effetto devastante sulla salute mentale dei giovani. Gli obiettivi sono: evidenziare e combattere i disturbi alimentari, l’uso di sostanze, ideazioni suicidarie.

Metodi: sono stati effettuati studi longitudinali sulla valutazione della salute mentale prima e durante la pandemia, sui seguenti disturbi:

  • disturbi d’ansia e dell’umore
  • disturbo della condotta, disturbo da deficit di attenzione e iperattività
  • tentativi di suicidio e mortalità
  • uso di sostanze
  • disturbi del comportamento alimentare

Conclusioni: in considerazione del fatto che i servizi di salute mentale, pediatrica e adolescenziale erano già sovraccarichi e sottofinanziati, molto prima della pandemia, è urgente la necessità di investimenti governativi per sostenere e migliorare i servizi territoriali esistenti, nonché la ricerca sulla salute mentale dei giovani. Secondo studi longitudinali le ricerche affermano che potrebbero esserci impatti a lungo termine sulla salute mentale dei giovani, in particolar modo per i soggetti più fragili.

 

LA CINA AVVIA LO SCREENING SINTOMATOLOGICO DELLA DEPRESSIONE NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI.

Fonte: https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(21)00479-X/fulltext

Obiettivi: il 15 ottobre 2021 il governo cinese ha adottato lo screening per il rilevamento dei sintomi depressivi nella popolazione di bambini e adolescenti. Lo scopo è quello di effettuare una indagine il più possibile accurata. Si tratta per il momento di una proposta da convalidare per valutarne benefici e vantaggi.

Metodi: è stato somministrato un questionario, Patient Health Q come efficace scala di autovalutazione.

Conclusioni: lo screening rappresenta soltanto il primo step. Seguono valutazione, diagnosi, trattamento e riabilitazione. Sono stati presi dei provvedimenti (politiche nazionali) per fronteggiare la depressione crescente, come: ridurre i giochi on line e il carico di compiti a casa e ridurre il doposcuola. La fascia interessata è quella compresa tra i 6 e i 18 anni.

 

IL PESO NASCOSTO DEI DISTURBI ALIMENTARI DURANTE LA PANDEMIA DI COVID-19

Fonte: https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(21)00435-1/fulltext

Obiettivi: adozione, soprattutto in alcuni paesi, di misure di intervento sulla prevenzione e sulla cura dei disturbi legati all’alimentazione.

Metodi: utilizzando le cartelle cliniche di 5,2 milioni di giovani, è stato fatto un confronto tra i risultati ottenuti tra il 1990 e il 2017, e quelli ottenuti durante la pandemia. L’aumento si è verificato soprattutto nelle donne nei giovani adulti.

Conclusioni: eminenti studiosi (Santomauro, Taquet e Katzman) hanno rilevato che nei paesi ad alto reddito il COVID ha esacerbato i disturbi del comportamento alimentare. È emersa un’alta percentuale nei giovani adulti. Inoltre emerge che nei paesi più sviluppati il rischio di incorrere in disturbi dell’alimentazione è maggiore. Dai risultati emerge come i programmi di profilassi su cui puntare nei disturbi alimentari vertono fondamentalmente su cinque punti salienti:

  • Miglioramento delle cure primarie
  • Riduzione dei tempi di accesso alle cure specialistiche.
  • Aumento dell’efficacia del trattamento di routine
  • Ottimizzazione dell’assistenza ospedaliera
  • Approcci alternativi per chi non risponde al trattamento standard: anche prima della pandemia, ma soprattutto con la pandemia, si è reso necessario revisionare criticamente e sviluppare costantemente programmi di trattamento prevalentemente per gli adulti con anoressia nervosa.

 

 LA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA SANITARIA MENTALE EROGATA AI PAZIENTI CON SCHIZOFRENIA E DISTURBI CORRELATI NEL SISTEMA DI SALUTE MENTALE ITALIANO. IL PROGETTO QUADIM: UN’INDAGINE ITALIANA MULTIREGIONALE BASATA SU DATABASE DI UTILIZZO SANITARI

Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35156603/

Obiettivi: Valutare la qualità dell’assistenza sanitaria mentale erogata a pazienti affetti da schizofrenia e disturbi correlati presi in carico dai servizi di salute mentale in quattro regioni italiane (Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Sicilia).

MetodiSono stati definiti e stimati trentuno indicatori clinici relativi a accessibilità, appropriatezza, continuità e sicurezza utilizzando banche dati di utilizzo sanitario (HCU), contenenti dati su trattamenti di salute mentale, ricoveri ospedalieri, interventi ambulatoriali, test di laboratorio e prescrizioni di farmaci.

RisultatiSono stati identificati un totale di 70.586 pazienti con schizofrenia e disturbi correlati trattati nel 2015, di cui 1752 sono stati recentemente presi in carico dalle strutture dei servizi di salute mentale regionali. Per la maggior parte dei pazienti l’assistenza in comunità era accessibile e moderatamente intensiva. Tuttavia, i percorsi assistenziali non sono stati implementati sulla base di una valutazione strutturata e solo la metà dei pazienti ha ricevuto trattamenti psicosociali. Un paziente su dieci ha avuto accesso a interventi psicologici e psicoeducativi. Le attività specificamente rivolte alle famiglie hanno coinvolto un terzo dei pazienti prevalenti e meno della metà dei nuovi pazienti. Un paziente su sei è stato ricoverato in una struttura residenziale comunitaria e uno su dieci in un reparto psichiatrico del General Hospital (GHPW); valori più elevati sono stati identificati in nuovi casi. Negli ospedali generali, pochi pazienti hanno avuto una durata della degenza (LoS) superiore a 30 giorni, mentre un quinto dei ricoveri è stato seguito da una riammissione entro 30 giorni dalla dimissione. Per due terzi dei pazienti è stata rispettata la continuità dell’assistenza comunitaria e sei volte su dieci una dimissione da un GHPW è stata seguita da un contatto ambulatoriale entro 2 settimane. Per i casi appena presi in cura, la continuità dell’assistenza in comunità era rara, mentre la disponibilità ai contatti ambulatoriali dopo la dimissione era leggermente più frequente. La maggior parte dei pazienti ha ricevuto farmaci antipsicotici, ma la loro aderenza al trattamento a lungo termine è stata bassa. La politerapia antipsicotica era frequente e il controllo degli effetti collaterali metabolici era scarso. La variabilità tra le regioni è stata elevata e costante in tutti i domini di qualità. mentre un quinto dei ricoveri è stato seguito dalla riammissione entro 30 giorni dalla dimissione.

ConclusioniIl sistema di salute mentale italiano potrebbe essere migliorato aumentando l’accessibilità agli interventi psicosociali, migliorando la qualità dell’assistenza per i pazienti appena accolti, concentrandosi sulla salute somatica e sulla mortalità e riducendo la variabilità regionale. Gli indicatori clinici dimostrano i punti di forza e di debolezza del sistema di salute mentale in queste regioni e, in quanto database di HCU, potrebbero essere strumenti utili nella valutazione di routine della qualità dell’assistenza sanitaria mentale a livello regionale e nazionale.

 

A cura di Guido Rueca e Milena Menzano