La musica può far evincere l’uomo da una condizione di prostrazione e schiavitù nei confronti di quello schiacciasassi che può essere l’incedere impetuoso della vita e degli imprevisti che porta con sé come la malattia?
La musica può essere quell’elisir salvifico in grado di riscattare l’individuo?
La risposta è sì ad entrambe le domande. Un esempio lampante di tutto ciò è Gaia Possenti, ospite a TG2 Storie. Questa ragazza grazie alle note sta ricomponendo lo spartito della sua vita, in un movimento oscillante che va da lei al prossimo, facendo parte di un gruppo e quindi di una sinergia che contagia come una medicina lei e gli altri che ascoltano la melodia della sua tastiera.
Gaia afferma di aver affrontato momenti molto duri in passato che l’hanno condotta al punto più buio del ricovero. Qui la depressione e uno stato d’animo inerziale apparentemente insormontabile, la facevano da padrone e le impedivano di fare qualsiasi cosa come quella di riabbracciare il suo più grande amore, quello della musica.
Grazie ad una terapia, e soprattutto all’inclusività, Gaia sta ricominciando a muoversi e a riattivarsi, conseguendo peraltro un ottimo risultato, arrivando con una sua canzone e con l’importantissimo lavoro svolto in équipe, seconda al music@mens per quanto concerne il Festival della Salute Mentale RO.MENS.
La battaglia però è ancora lunga come quella ad esempio contro lo stigma e l’auto stigma. Il primo è della società verso l’individuo, il secondo dell’individuo verso sé stesso. Quest’ultimo rappresenta un’insidia spesso comune con l’uso di frasi come “sono schizofrenico” anziché “ho la schizofrenia”. Occorre necessariamente distinguere il proprio problema da sé in quanto non si è la propria malattia. Si è altro e si può essere come la musica, svago della mente e melodia dell’anima che coniuga chi la compone e chi la sente per abbattere tutte le barriere.