Anche i Dirigenti psicologi scrivono alle Istituzioni per una salute mentale più efficiente

Anche i Dirigenti psicologi scrivono alle Istituzioni per una salute mentale più efficiente

A distanza di pochi giorni dall’appello dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale alle istituzioni anche il Coordinamento degli Psicologi Direttori di Dipartimento, Distretto e Struttura Complessa e dei Responsabili delle Aziende Sanitarie Locali e delle Aziende Ospedaliere italiane, si sono uniti  nella Lettera di Appello per far sentire la propria voce in merito all’emergenza che investe il delicato tema della salute mentale. Tra i vari rappresentanti anche alcuni direttori dell’Asl Roma2.

Allo stato attuale giovani ed anziani con problemi di salute mentale rischiano di essere abbandonati a se stessi e ad una emarginazione sociale. È vero che si è approvato il bonus psicologico, ma “rappresenta una goccia nell’oceano” dice Massimo Ammaniti e riguarda “per lo più persone con difficoltà psicologiche non gravi”.

Vediamo a tal proposito un po’ di dati contenuti nella lettera scritta da 91 direttori dei dipartimenti di salute mentale.

Secondo loro e secondo il Coordinamento degli Psicologi, occorre un piano straordinario di assunzioni, che poi vorrebbe dire rispettare gli standard da poco stabiliti da Agenas, l’agenzia sanitaria nazionale delle regioni.

I Direttori dei Dipartimenti di salute mentale denunciano che tra i disturbi mentali il 6% sono disturbi mentali gravi. Questo numero rappresenta l’incidenza delle patologie mentali più importanti nella popolazione. Per seguire questi disturbi ci vogliono strutture adeguate e professionisti. Tra le patologie psichiatriche il 20 % sono patologie comuni, se poi si considerano anche ansia e depressione gravi, l’incidenza annua riguarda addirittura una persona su cinque. 2 miliardi sono i finanziamenti necessari cioè i soldi che andrebbero destinati in un triennio per incrementare gli organici. Dello stesso avviso è il Coordinamento degli Psicologi.

Gli operatori psichiatrici sono circa 28 mila ma per rispettare gli standard e migliorare l’assistenza dovrebbero essere almeno diecimila in più. Purtroppo negli anni il numero degli operatori si è ridotto sempre di più e quelli in servizio sono costretti a lavorare con ritmi massacranti senza potersi dedicare adeguatamente ad ogni singolo paziente.

Inoltre c’è da dire che durante la recente pandemia, le condizioni della salute mentale della popolazione, si sono fortemente deteriorate soprattutto fra i giovani ed anche fra le persone anziane.

Come viene riportato in numerose indagini i disturbi alimentari degli adolescenti sono addirittura raddoppiati, come anche i disturbi di ansia e di depressione che colpiscono più del 20% della popolazione giovanile. Anche i tentativi di suicidio fra gli adolescenti sono aumentati addirittura del 75%, una vera e propria epidemia che suscita dolori e sofferenze nelle famiglie.

Non occuparsi di salute mentale determina conseguenze per i pazienti ma anche sulla convivenza civile: l’impatto di una persona con disturbo mentale sulla società è pesantissimo. Per ridurlo ci vogliono professionisti pubblici. Rispetto ad altre branche della medicina che ricorrono più spesso all’uso di macchinari, la salute mentale si fa con le persone. Bisogna spendere per avere più lavoratori.

 

 

 

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