Supporto all’abitare: il progetto d’intervento del DSM dell’ASL Roma 2

Supporto all’abitare: il progetto d’intervento del DSM dell’ASL Roma 2

Specialisti del Dipartimento della Salute Mentale dell’Asl Roma 2 (Morgillo T., Vento A.E., Rex F., Fiorellino P., Carnevali A., Fioravanti D., Nicoletti V., Russello C., Camposeo A., Ferrante L., Tarallo P., Mazzelli A.M., Ienna C., Rosini C., Caroppo E., Cozza M.) sono intervenuti sul tema di “Supporto all’Abitare”, ossia di un intervento strutturato e mirato per persone con disagio mentale con problematiche di convivenza familiare e per coloro che hanno concluso un percorso in comunità terapeutica, ma con difficoltà ad avere una vita autonoma.

Il progetto si svolge con l’inserimento di un numero di utenti da due a cinque in un’abitazione civile, dove vi è una particolare attenzione sia alla collocazione che all’attività di supporto in sé. Già nel 2017 l’Asl Roma 2 ha deliberato un Piano di Supporto all’Abitare, in attesa dell’adozione di una regolamentazione regionale specifica.

Il Progetto HERO offre le basi degli indicatori di qualità per la strutturazione dell’intervento e la Asl Roma 2 si è contraddistinta ai primi posti per l’applicazione di queste direttive sul sistema Abitare in Salute Mentale.

Nelle abitazioni dove sono presenti gli utenti interviene personale qualificato delle cooperative del Terzo Settore vincitrici di un bando di gara erogato dall’Asl Roma 2: tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori ed operatori socio sanitari, tecnici di psicologia. Tutti questi specialisti fanno riferimento al Dirigente psichiatra e/o psicologo per ciascuna UOC Salute Mentale (che è anche responsabile dei progetti assistenziali del Supporto all’Abitare) in accordo con gli assistenti sociali. Le azioni degli operatori sono concordate con l’equipé multidisciplinare curante dell’utente e il referente del progetto abitativo, che ha il ruolo di monitorare e valutare le attività. In base agli interventi concordati e ai bisogni degli utenti interessati, le ore di intervento non possono essere più di otto giornaliere e devono essere non continuative. L’intento di questo progetto non è la stabilità, bensì l’affrontare eventuali difficoltà che possono subentrare durante il suo svolgersi.

Il territorio diventa un contesto di cura, offrendo alle persone ad alto carico assistenziale la possibilità di partecipare a percorsi terapeutici riabilitativi e rimanere integrate nel tessuto sociale di appartenenza. Questo approccio mira all’autodeterminazione, all’autonomia e al miglioramento della qualità della vita come alternativa alle strutture psichiatriche residenziali.

Nell’ambito del progetto Abitare, la persona con disagio mentale ha un atteggiamento attivo e propenso a migliorare nel progetto di recovery, anche se ciò non significa la completa remissione dei sintomi.

Ad oggi sono 115 gli utenti interessati dai progetti di supporto all’abitare, divisi in 43 strutture abitative all’interno del territorio dell’Asl Roma 2. I quadri psicopatologici degli utenti che vivono in questo tipo di abitazioni sono diversi in percentuali: 18% Disturbo Bipolare, 15% Disturbo grave di Personalità, 67% Disturbi dello spettro della Schizofrenia. L’unione dei fattori sopra descritti aiuta nell’assunzione della terapia farmacologica oltre che nelle attività riabilitative e risocializzanti, permettendo di rimodulare l’intervento quando necessario.

Il DCA Regionale 468/2017 riconosce i Gruppi Appartamento solo per coloro che provengono da un precedente status di Strutture Residenziali psichiatriche Socio Riabilitative (SRSR); il testo specifica che la disciplina relativa ai modelli e ai percorsi del supporto all’abitare sarà oggetto di un successivo provvedimento, in conformità con il paragrafo 7 del DCA 8/2011, obiettivo confermato nel DCA 81/2020.

Nel Piano dell’Asl Roma 2 “gli appartamenti non rivestono le caratteristiche residenziali sanitarie e socio assistenziali”, e non si applica nella fattispecie quanto previsto dalla Regione Lazio della legge n. 41 del 12/12/2003 e dalla DGR n. 124 del 24/03/2015.

L’approccio abitativo non solo contribuisce a ridurre lo stigma associato alle patologie psichiatriche, ma dimostra anche di essere economicamente vantaggioso, evitando il peso organizzativo e finanziario tipico delle strutture sanitarie.

In conclusione, l’utilizzo di abitazioni civili piuttosto che di strutture sanitarie è dimostrato di gran lunga come più utile nell’ambito del Supporto all’Abitare. Gli utenti si percepiscono come maggiormente integrati nel tessuto sociale e rendono più tolleranti e accettanti tutto il contorno sociale da cui sono circondati.

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