Perché la salute mentale è una priorità per l’azione climatica

Perché la salute mentale è una priorità per l’azione climatica

L’influenza che il cambiamento climatico degli ultimi anni esercita sulla salute psichica e fisica delle persone è un fatto ormai inconfutabile. Perché supportato scientificamente.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato alla Stockholm+50 conference il policy briefing “Mental health and Climate Change”: il cambiamento climatico pone seri rischi per la salute mentale e il benessere psicofisico della persona, aggravando la precarietà dei servizi di salute mentale e la salute mentale a livello globale.

Dato che emerge da una indagine pubblicata a febbraio scorso. Si tratta di un tema scottante ma poco affrontato dalle politiche dei governi. La   Svezia a tal proposito ha un ruolo di prima linea nell’affrontare il tema.

Infatti la STOCKHOLM+50 festeggia il 50 esimo anniversario del dibattito sul clima e la salute mentale.

Il primo incontro risale al 1972. Le persone che vivono un disagio psichico sono, ad oggi, circa un miliardo e avvertono su di sé come preponderante questa relazione tra variazione climatica e sofferenza psicologica.

L’OMS  rilancia l’attenzione  all’acutizzazione di stati emotivi quali lo stress, l’ansia, la depressione, il dolore e l’incremento delle tendenze suicide.

Un altro dato emergente riguarda l’impatto sulla salute mentale dei cambiamenti climatici distribuiti in modo diseguale nella popolazione interessata a seconda di fattori quali lo status socioeconomico, il sesso, e l’età.

Le determinanti ambientali condizionano la nostra vita e le nostre prospettive sul futuro. Bisogna, pertanto, sensibilizzare i governi di tutto il mondo alla ricerca di soluzioni alternative al problema della variazione climatica e dell’impatto che indirettamente questa esercita sulla salute psichica delle persone, generando in loro un profondo malessere.

“Devi agire. Devi fare l’impossibile. Perché arrendersi non è mai un’opzione”. (Greta Thunberg)