L’esperienza giapponese basagliana a Kagoshima. Incipit di un nuovo percorso

L’esperienza giapponese basagliana a Kagoshima. Incipit di un nuovo percorso

Su Vita.it, un magazine online che si occupa di divulgare racconti sociali, ambientali ed economici, la giornalista Sara De Carli ha intervistato tre importanti personaggi dell’ambito sanitario – Renzo De Stefani, Maya Morikoshi e Yoshihiro Kawabata – per quanto riguarda la situazione dell’assistenza psichiatrica in Giappone. Il primo, Renzo De Stefani, è uno psichiatra che ha diretto fino al 2018 i Servizi di Salute Mentale della provincia di Trento, introducendo l’approccio del “fareassieme” che vede coinvolti utenti, familiari, operatori e cittadini; Maya Morikoshi è anch’essa una psichiatra ed è presidente della Casa Editrice Laguna, oltre che direttrice della Laguna Clinic; infine Yoshihiro Kawabata è un operatore di assistenza sanitaria mentale (una figura simile al nostro TeRP, Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica) e direttore della Casa Editrice Laguna.

Le espressioni che più caratterizzano la psichiatria giapponese sono “privato”, “manicomio”, “scarsa accettazione culturale” e “stigma”. Le strutture manicomiali di questo Paese sono nel 90% dei casi private e ciò comporta un dispendio economico non indifferente; le persone ricoverate “stazionano” in esse anche per lunghi periodi, come 20-30 anni della propria vita, anche se la media di un ricovero sono 277 giorni di base. C’è una scarsa accettazione culturale e un conseguente stigma per quanto riguarda il disagio mentale: molte persone che ne soffrono vengono uccise dai familiari o comunque dalle persone care per non sopportare il grave peso della loro condizione, sociale e non.

Un gruppo quasi “rivoluzionario”, però, promuove la riforma del sistema ispirandosi a Franco Basaglia e al suo agire. Un gruppo formato da una settantina di persone, impegnate in varie attività, e diciotto operatori di salute mentale ha fatto sì che un piccolo grande cambiamento avesse luogo. Trentadue persone, ex pazienti di ospedali psichiatrici, lavorano ora nella casa editrice Laguna mentre trentanove lavorano in “Polano Polari”, ovvero le attività di cucina, agricoltura, artigianato e arte gestite da Laguna.

Il nome completo dell’azienda è Laguna Publishing. Ma da dove viene questo nome così particolare per un’azienda? È presto detto. Deriva da una scena che Kawabata e colleghi hanno visto durante un viaggio a Venezia. L’idea è nata dal vedere isole uniche (individualità) fluttuare nel mare (interezza). È un’immagine ideale per raccontare del rispetto dell’individualità dentro un mondo vasto come il mare. L’azienda è stata ispirata da un laboratorio di rilegatura in Italia e ora la Laguna Publishing ha a disposizione dei rilegatori altamente competenti.

Si ritiene che l’idea di questa azienda sia notevolmente valida perché ha permesso a persone che hanno vissuto lunghi periodi di ricovero di trovare un’altra strada, che non fosse quella del manicomio. Una strada di soddisfazione personale e non, in grado di far riemergere le proprie consapevolezze altrimenti dimenticate.

 

“Sentivo e sento che le parole delle persone che convivono con la malattia e di coloro che l’hanno superata hanno una profonda spiritualità e il potere di incoraggiare le nostre vite.”Maya Morikoshi

 

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