“Ora basta, il corpo è mio e decido io”. Questo uno dei tanti slogan urlati durante la manifestazione di Non Una di Meno del 23 Novembre a Roma, il movimento nazionale contro la violenza di genere. Cartelloni sollevati in aria, bandane rosa allacciate al collo, magliette alzate per rimanere a seno scoperto.
Tra carri, slogan e musica fatta con tamburi e trombette, ci si è fatti sentire il più possibile, per non far dimenticare che le donne ci sono, in un modo o nell’altro.
“Ci siamo stufat* di vedere vite cadere e perdersi, di non poter far nulla per evitare ciò”
Il termine “femminicidio” (originalmente femmicidio) nasce nel 1801- in epoca vittoriana – per indicare generalmente l’omicidio di una donna. Ad oggi possiamo parlare anche di “transicidio” per l’omicidio di donne trans e “lesbicidio” per l’omicidio di donne lesbiche.
“Siamo il grido, altissimo e feroce, di tutte quelle donne che più non hanno voce”
Perché la scelta di questa giornata?
Il 25 novembre del 1960 le tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal furono uccise dagli agenti del governo dominicano, ai tempi sotto il regime di Rafael Leonidas Trujillo. Le donne erano già conosciute perché facenti parte del gruppo clandestino “Movimento 14 giugno”, che si opponeva alla dittatura di Trujillo. Quel giorno subirono un’imboscata mentre percorrevano un tratto di strada in automobile: vennero bastonate, picchiate e assassinate. Gli agenti successivamente nascosero i loro corpi dentro la macchina e la spinsero in un fosso per simulare un incidente. Questo evento fu la goccia che fece traboccare il vaso, direttamente causa ed effetto della fine della dittatura nella Repubblica dominicana, fino a ricordare la data della loro morte istituendo la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne nel 1999 da parte dell’ONU.
Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3 (Ministero della Salute).
“Ma per quanto ancora dovremo aspettare? Quanto dovremo soffrire per la perdita di queste donne?”
Le donne morte per mano altrui in Italia e dall’inizio dell’anno, in ambito soprattutto sentimentale e violento, sono 98 (Osservatorio Diritti). Speravamo che il caso di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio dello scorso anno, insegnasse qualcosa. (Lo prendiamo come esempio per il grande scalpore mediatico che ne è scaturito, ma il punto è proprio questo: è solo scalpore?).
Concludiamo volendo sostenere tutte quelle persone che lottano ogni giorno affinché i femminicidi diminuiscano e si instauri un’educazione sentimentale più giusta, specialmente per le generazioni che verranno.