Manicomio Perché? Quanto è difficile parlare ai giovani di salute mentale!

Manicomio Perché? Quanto è difficile parlare ai giovani di salute mentale!

Ci chiediamo spesso, anche nella redazione del Centro Studi: come si parla di salute mentale ai giovani? Come si può fare una comunicazione utile ed efficace dei temi della salute mentale nelle scuole, nelle università, con chi è appena entrato nel mondo del lavoro?

Nell’anno del centenario basagliano ce lo siamo chiesti anche con più frequenza ed insistenza. E spesso la risposta, semplice e lapidaria, è stata: se glie lo dici così non ti ascoltano nemmeno.

Eppure la sensibilità al tema dovrebbe essere alta. A dar retta alle indagini campionarie ed alle statistiche ufficiali, la sofferenza psichica ha tra i giovani una dimensione quasi epidemica. Però sono gli operatori ed i responsabili dei servizi per la salute mentale a riscontrare la ritrosia, la difficoltà da parte dei giovani ad avvicinarsi ai servizi così come si sono strutturati dalla legge 180 in poi.

E allora: esiste un modo per parlare ai giovani di salute mentale, di servizi, di relazioni di aiuto professionale? Sono necessarie due premesse.

La prima, ovvia quanto trascurata, è che non sappiamo se esista un codice comunicativo valido per tutti i giovani: che è come dire che non tutti i giovani sono uguali, a parte l’evidenza anagrafica.

La seconda, parlando appunto nell’anno del centenario della nascita di Basaglia, è che non si può ignorare che esiste una soglia mobile dei diritti (in questo caso dei diritti di cura ma anche di quelli alla dignità ed alla pienezza della vita sociale). Mobile perché ogni acquisizione viene in poco tempo data per consolidata: e che seppure vi sono rischi e minacce per la tenuta dei diritti ritenuti acquisiti, probabilmente per le nuove generazioni il problema non è difendere quei diritti, ma conquistarne di nuovi.

Mettendo ordine tra gli scritti di, su e con Basaglia è venuto fuori un libricino che esteriormente ha i segni del passare degli anni. L’autrice è Franca Ongaro Basaglia, il titolo: Manicomio perché? Un libro, scritto e pubblicato nel 1982, il cui scopo era proprio quello di spiegare alle nuove generazioni i perché del movimento di riforma del sistema per la salute mentale.

Come ha provato Franca Ongaro a raccontare una vicenda così complessa, dura e anche dolorosa ai più giovani? Non si riassumono i libri, ma dai libri si assimilano le esperienze degli altri. In questo caso anche il metodo degli altri.

Il primo elemento che abbiamo colto è la riduzione delle distanze. La sofferenza psichica non viene proposta come una evenienza remota, ma è riportata nell’ambito delle esperienze possibili se non già reali. È vicina; se non riguarda te riguarda i tuoi amici, un tuo compagno di classe, uno che incontri.

Il secondo elemento è il profondo mix tra rispetto ed empatia. Il paziente psichiatrico, quello privato di ogni apparenza umana e costretto nel manicomio da cinghie, camice di forza e sbarre è comunque qualcuno capace di sguardi, di apprezzare i tuoi gesti anche minimi e di risponderti con gratitudine. Sta a te, giovane sano, essere capace di cogliere ogni piccolo segno di comunicazione. Sei tu a dover essere capace.

Il terzo (quanto moderno!) è il racconto per immagini. Ongaro usa il mezzo della parola scritta, ma lo usa per riproporre immagini. Narrazioni, si dice oggi: se non alternative quanto meno complementari alle elaborazioni teoriche più complesse.

Quarto elemento: rifuggire dagli specialismi. Nel pensiero e nelle opere di Franca Ongaro quanto di Franco Basaglia la trasversalità degli approcci è sempre presente. La medicina si confronta col pensiero economico, la sociologia con l’antropologia e la filosofia. Quasi inevitabilmente anche ragionamenti complessi arrivano a toccare un pezzo dei mondi vitali di chi legge, arrivando a sollecitare le curiosità e l’attenzione.

Quinto elemento: la ricerca dei valori fondamentali. Quando si parla di violenza del manicomio, forse può sfuggire alla conoscenza del lettore il termine manicomio: ma non quello della violenza. La violenza è, in diverse misure, componente di ogni esperienza umana, in qualsiasi tempo ed in qualsiasi regione. E, contraltare al termine violenza, la medesima osservazione merita il concetto di dignità.

E poi storie, storie, storie. Storie di sofferenza e storie di riscatto, storie di consapevolezza o di rassegnazione. Certo: alcune di quelle raccontate nel libro hanno il sapore dei documentari in bianco e nero, restituiscono le immagini delle pellicole rovinate dal tempo nei magazzini o dal troppo utilizzo. Verrebbe da dire “per fortuna”, se non fosse che storie simili sono ancora presenti, non necessariamente troppo lontano da noi. E comunque, in questo caso, nessuna storia sarebbe troppo lontana.

Forse una cosa l’abbiamo imparata leggendo il libro di Franca Ongaro Basaglia: non è utile parlare ai giovani, forse è preferibile parlare con i giovani.

Manicomio perché? Di Franca Ongaro Basaglia. EMME EDIZIONI 1982.

ripubblicato da Edizioni Centro Franco Basaglia, 1991,

Avvertenza: il libro è introvabile salvo nel mercato dell’usato o presso qualche Biblioteca Pubblica.  Un estratto è disponibile a questo indirizzo.