Usare le foto per ricordare Basaglia è sicuramente un mezzo di forte impatto poiché esse ci rendono fede di quegli attimi che non sono solo un momento del passato ma anche le vere e proprie basi di quella rivoluzione che ha marcato profondamente il modo di pensare all’utente ed il modo di pensare al malessere. Prima di Basaglia si pensava unicamente alla malattia laddove essa si configurava totalmente con il paziente, come denuncia nel suo libro “Morire di classe” Carla Cerati, come specificato sul sito agenziacult.it
Tale libro è stato ed è infatti una sorta di pietra miliare nella denuncia dei manicomi quali mostruosi lager, dove le persone, anziché essere curate, venivano disumanizzate, legate ai letti, chiuse in camicie di forza, sottoposte a elettroshock o lobotomie. Il tutto in situazioni di sporcizia, degrado, violenza e prevaricazione. “Le immagini di Carla Cerati, oltre a essere una denuncia della condizione manicomiale, rivelano come l’autrice abbia saputo esprimere una vicinanza, una partecipazione umana ed empatica che metteva in primo piano la solitudine profonda, interiore e quotidiana, vissuta dagli internati.”
All’epoca dei manicomi il malato in quanto persona non aveva possibilità di riscatto, di vedere riconosciuta la sua umanità anche nella degenza. Con Franco Basaglia invece la follia è una condizione umana, un aspetto di una società con mille contraddizioni che condannava ingiustamente degli uomini e li relegava in un recinto. Presso la Sala dell’Emeroteca del Ministero della Cultura dal 7 al 10 ottobre una carrellata di immagini farà luce sul grande lavoro svolto dall’equipe Basagliana. In questi scatti le persone sono come ritratte nel loro lato più umano, come riporta Patrizia Riviera che collaborando con la Fondazione Emilia Bosis, fornisce degli scatti che sono un esempio di come fosse invece valorizzata la persona.
Come riporta gaeta.it “L’epsosizione Basaglia, 100 fotografie per i 100 anni dalla nascita presenta cento scatti realizzati da fotografi di fama come Gian Butturini, Carla Cerati e Patrizia Riviera. L’esposizione, organizzata da Gigliola Foschi e dall’Associazione Gian Butturini, è stata concepita per sensibilizzare il pubblico sui temi della salute mentale e sulla figura di Basaglia”.
Come riporta Emanuele Caroppo l’obiettivo è quello di trasmettere la prevenzione attraverso la cultura: “Per cui è il tentativo proprio di riavvicinare il tema della salute non soltanto all’ambito medico ma a quello della cultura.”
Come detto sul sito agenziacult.it. La cultura è ciò che fa la differenza perché da essa cambia l’approccio di come si vedono le problematiche che ci circondano come quelle inerenti la salute mentale.
Per approfondimenti:
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