La società di consulenza statunitense che ogni anno stila un dossier dedicato al mondo del lavoro a livello globale, intitolato State of the Global Workplace, anche quest’anno ha pubblicato il suo rapporto annuale, il report Gallup.
I dati che vengono fuori indicano che il coinvolgimento globale dei lavoratori nella loro professione è ai minimi storici, pari al 23%, un dato che sale negli Stati Uniti e in Canada al 33%, ma che in Italia crolla all’8% (ed era addirittura al 5 lo scorso anno. Più bassi di noi, in classifica, solo Francia e Lussemburgo).
In questa indagine è stato analizzato un campione di oltre due milioni di dipendenti in tutto il mondo, coprendo un’area di ben 160 paesi. Ciò che si è evinto è che la maggior parte dei lavoratori lotta giornalmente per ottenere delle minime forme di gratificazione e la loro insoddisfazione influisce direttamente sulla produttività.
Infatti, osservando il report, si scopre che un lavoratore su quattro si sente isolato ed è attivamente impegnato a ostacolare la propria azienda. Il 25% degli italiani si definisce attivamente disimpegnato, si oppone cioè concretamente al raggiungimento degli obiettivi aziendali, un dato di dieci punti percentuali sopra alla media europea.
Vi è inoltre un basso livello di engagement. In Europa, il 72% dei lavoratori si definisce «not engaged» mentre il 16% «actively disengaged» cioè impegnato attivamente a sabotare l’azienda in cui lavora. Il 49% dei dipendenti europei vive in conflitto con il proprio lavoro e il 37% sperimenta stress.
Il rapporto Gallup ha analizzato anche lo stato di salute mentale dei lavoratori di tutto il mondo. I dati ci dicono che il 62% dei dipendenti non si sente coinvolto dall’impresa in cui opera, il 41% sperimenta stress e il 22% si sente triste sul posto di lavoro.
Sono maggiormente sottoposti a sperimentare la solitudine i lavoratori che lavorano da remoto. I dati dell’area europea sono più incoraggianti rispetto a quelli del resto del mondo. Infatti, mentre in Europa questo sentimento è percepito nel 14% dei lavoratori, nel resto del mondo sono il 20% i dipendenti che sperimentano la solitudine.
È stata realizzata una classifica della tristezza nella quale l’Italia si colloca al 3 posto dopo Cipro e Regno Unito, il 25% dei lavoratori italiani prova tristezza ogni giorno e il 41% pensa di lasciare l’azienda e sta attivamente cercando un altro lavoro, ma solo il 32% pensa che, rispetto alla situazione lavorativa nella propria città o regione, questo sia un buon momento per trovare lavoro.
Un altro aspetto che non crea benessere nell’ambiente lavorativo è la mancanza di adeguate opportunità di crescita. Infatti solo il 32% dei dipendenti ritiene che nel proprio ambiente di lavoro vi siano opportunità di fare carriera e percorsi di apprendimento continuo che possano aumentare la motivazione.
È determinante per la motivazione e per creare engagement nei propri dipendenti il ruolo del manager, anche se sono proprio loro a soffrire di più rispetto ai non manager. E’ stato riscontrato che le organizzazioni con manager coinvolti tendono ad avere un numero maggiore di dipendenti coinvolti, migliorando così i risultati organizzativi e i profitti.
Un altro potente motivatore per i dipendenti è il riconoscimento, infatti, nonostante programmi di riconoscimento significativi e regolari aumentano il morale e potenziano le prestazioni, solo il 26% dei dipendenti ritiene di ricevere un riconoscimento adeguato rispetto al proprio lavoro.
Per ogni azienda, è fondamentale tenere presente i dati pubblicati nel report Gallup in modo da interrogarsi sugli aspetti che possono essere migliorati e potenziati all’interno del proprio gruppo di lavoro, questo porterebbe dei benefici non solo ai dipendenti ma anche all’azienda stessa, di conseguenza a una maggiore produttività.
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