Abstract: RETI DI CURA E DISAGIO PSICHICO. Utenti, famiglie e servizi di salute mentale a Roma

Abstract: RETI DI CURA E DISAGIO PSICHICO. Utenti, famiglie e servizi di salute mentale a Roma

La ricerca è stata realizzata tra il 2016-2017 dalla Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro, d’intesa con i Dipartimenti di Salute Mentale delle ASL romane, allo scopo di mettere in relazione i bisogni di utenti e familiari con il funzionamento dei Centri di Salute Mentale (CSM) evidenziandone la loro capacità di risposta, il modus operandi e gli elementi di criticità e di innovazione. Sono stati interpellati tutti i soggetti interessati sui temi analizzati attraverso questionari e griglie di intervista.

I familiari caregiver hanno ripercorso la storia assistenziale dei loro congiunti con disturbi e dato conto delle difficoltà incontrate e della loro frequente esperienza di solitudine. I primi esordi del disturbo, collocabili soprattutto nella fase critica del passaggio di ciclo vitale dall’adolescenza alla giovinezza (18-24 anni), hanno visto spesso la famiglia impreparata e disinformata rispetto alla malattia e ai servizi più idonei per affrontarla. Questo spiega il gap temporale molto ampio che intercorre tra i primi sintomi e la presa in carico da parte dei Centri di Salute Mentale. Le famiglie rivolgono ai servizi una domanda di attenzione, informazione e coinvolgimento non sempre soddisfatta. Gli utenti segnalano appuntamenti più diradati e più ridotti tempi di colloqui con gli operatori. Così tra le cose che ad essi piacciono meno vi sono il funzionamento della segreteria, l’accoglienza e la comunicazione telefonica con gli operatori e la difficoltà ad incontrarli al bisogno. Vorrebbero più psicoterapie e colloqui, più opportunità di riabilitazione e di socializzazione, di tipo ricreativo, formativo, fino all’accesso al lavoro, privilegio di pochi, per il recupero di una cittadinanza inclusiva e attiva. Il dato che emerge con assoluta evidenza dalla ricerca è l’insufficiente dotazione di personale per il mancato turn over da oltre dieci anni che causa nei servizi una serie di problemi sia sul versante della prevenzione che della cura e riabilitazione degli utenti. La situazione è al “punto di non ritorno” rispetto ad una accettabile qualità dei servizi e probabilmente alla sopravvivenza per molti di essi determinando un acuito disagio delle famiglie e un rilancio dell’attivismo delle associazioni dei familiari. Nonostante le forti criticità il settore può contare su alcune innovazioni, frutto dell’impegno di responsabili e operatori che hanno messo la creatività al servizio degli utenti. Tra le esperienze innovative si segnalano: il diffondersi di gruppi terapeutici e, soprattutto, multifamiliari, l’attenzione ai giovani ai primi esordi e all’intervento precoce con specifici servizi o équipe dedicate al loro interno e un più intenso rapporto con i servizi dell’adolescenza e delle dipendenze; le iniziative di “supporto all’abitare indipendente”; una tendenza a fare la riabilitazione outdore ovvero sul territorio nelle strutture della “normalità”; un rapporto più stretto con i servizi del Distretto con l’apertura delle Case della Salute.

Frase emblematica: «La criticità topica dei CSM è per tutti gli intervistati la penuria di personale, è una criticità ormai strutturata, per il convergente effetto dei tagli alla sanità e del blocco del turn over e destinata a peggiorare nel tempo (…). La valenza forse più negativa di questa penuria è l’idea di un disinvestimento nel settore con una ricaduta inevitabile in termini operativi e di risultato» (pag. 159).