Che cos’è la salute mentale? Quali sono i diritti delle persone con disagio mentale? Dalla malattia mentale si guarisce?
Questi sono alcuni degli interrogativi che spesso e volentieri comunemente trovano una risposta fuorviante, poco chiara o, peggio, non veritiera.
Ro.mens, il Festival ideato dal Dipartimento di Salute Mentale Asl Roma 2, con il patrocinio di RAI e Roma Capitale, nasce proprio con l’intento di divulgare la giusta informazione su ciò che concerne la salute mentale, coinvolgendo il territorio e la cittadinanza con l’obiettivo di scardinare i muri ostili dell’ignoranza che crea divisione.
A tal proposito nasce l’opuscolo “Miti e Fatti facciamo chiarezza” creato dalla Redazione del Centro Studi e Documentazione come strumento conoscitivo volto a sciogliere dubbi e false credenze che purtroppo alimentano ancora stigma e pregiudizio sulle persone con esperienza di disagio mentale.
In questo scritto, l’unico confine ammesso, è quello tra vero e falso ed è teso ad isolare l’ignoranza. Quest’ultima è nemica non solo dei disagiati ma anche di coloro a cui è rivolto il nostro lavoro cioè gli studenti delle scuole, perché è fondamentale salvaguardare anche e soprattutto i giovani dalle tante bufale e fake news che circolano sulla salute mentale. È in questa armonia che si sviluppa il cammino di Romens II Edizione del Festival della Salute Mentale capitolina 2023.
L’opuscolo, come detto sopra, si schiera contro il pregiudizio, nelle sue più varie forme, toccando diversi ambiti come quello lavorativo. Spesso si ritiene che chi ha un disagio mentale non sia in grado di lavorare.
Svariati studi, invece, concordano nel ritenere che il lavoro contribuisca al nostro benessere, motivo per il quale è salutare anche per chi soffre di disagio mentale.
I principali introiti dello svolgere un lavoro non sono solo materiali ma anche emotivi oltre alla stabilità finanziaria infatti vi sono: routine giornaliera, senso di attività strutturata, attività e supporto sociale, ambizione personale, sensazione di utilità, status e identità.
Di contro stare a casa, essendo disoccupati, procura stress, emarginazione e bassa autostima.
Attualmente i principali ostacoli all’inserimento lavorativo sono oltre allo stigma la mancanza di gruppi di supporto al lavoro. Non è solo quindi un problema dell’individuo ma anche un problema collettivo riguardo l’accogliere e migliorare l’inserimento di nuove persone a lavoro.
Altro mito da sfatare: chi va dallo psicologo è un debole?
Assolutamente no.
Gli psicologi essendo esperti in comportamenti umani, sono in grado di aiutare ad identificare i problemi di cui si è afflitti e di individuare strategie per affrontarli. Il rivolgersi a psicologi, quindi, non significa essere “deboli”, ma aver preso coscienza del problema e della possibilità di poter riprendere in mano la propria vita quando non si riesce a farlo da soli.
Il concetto di salute mentale non rimanda solo al nostro modo di pensare ma anche a come affrontiamo le avversità della vita.
Se lo stress non viene gestito in maniera ottimale esso può far insorgere delle patologie a livello mentale. Delle ricerche hanno portato alla luce alcuni dati tra i quali si denota che solo il 17% della popolazione degli Stati Uniti ha una salute mentale ottimale e il 25% ha dei disturbi. Ciò denota che quest’ultima percentuale tenderà ad aumentare e in secondo luogo come il concetto di salute mentale sia vasto e comprende anche il settore della prevenzione fondamentale per prevenire in tempo l’eventuale insorgenza di un disagio.
Altro tema fondamentale è quello legato alla pericolosità sociale.
Le persone con disagio psichico non sono pericolose per gli altri, piuttosto sono vittime della violenza altrui e patiscono situazioni negative generate da soggetti che non sono affetti di contro da alcuna patologia. Secondo uno studio statunitense solo un’esigua parte di chi soffre ad esempio di disturbi bipolari ed è sotto l’effetto concomitante di alcol e droghe può compiere atti violenti. Verrebbe da dire, tanto quanto le persone che non hanno esperienza di malattia mentale.
Eppure, per errore, la società tende ad enfatizzare questo rapporto tra violenza e disagio sino a generare un vero e proprio stigma. È risaputo in ambito medico che un intervento precoce con una terapia farmacologica mirata ed un supporto di inserimento sociale possono ridurre al minimo episodi di violenza.
Tutto ciò serve a farci capire che non siamo soli e c’è una rete intorno a noi di persone che può aiutarci se noi decidiamo di aprirci e non ci autostigmatizziamo a nostra volta chiudendoci in un inutile fortino.
Per ulteriori informazioni:
Istituto Superiore di Sanità. Informarsi, conoscere, scegliere.