Gustav Mahler e il Titano. Un’opera tra mille sfumature e impressioni bipolari

Gustav Mahler e il Titano. Un’opera tra mille sfumature e impressioni bipolari

Gustav Mahler è stato, da artista del ‘900, autore di numerose sinfonie, oltre che di Lieder e brani di genere affine.

Ed è ancora presente e attuale, in quanto la sua memoria alberga nei cuori, nella mente, e nello spirito di coloro che si avvicinano alla sua musica appassionandosi ad essa. Tra le dieci sinfonie prodotte, di cui l’ultima lasciata incompiuta, ricordiamo qui la prima, battezzata dal compositore il “Titano“. Si tratta di un’opera realizzata verso la fine dell’800, di cui la prima rappresentazione avviene nel teatro principale di Budapest, città ungherese molto in voga per la musica dell’epoca.

L’opera è ispirata al romanzo di Jean Paul, che tratta intrecci e intrighi amorosi che si accavallano l’uno sull’altro lasciando nella persona un senso di stordimento e confusione spirituale. Gustav si rivela dunque personaggio dalla spiccata verve creativa, ma anche soggetto caratterizzato da mille fragilità, sia fisiche che psicologiche. Gustav non soffre solo di una endocardite cronica che lo condurrà alla morte, ma anche di inguaribili pene d’amore.

Mille storie d’amore, dunque, che si intersecano e si confondono tra loro. Il Titano trasmette un senso di ebbrezza che ricorda un po’ il teatro del Casanova del ‘700 e gli scenari romantici dell’800. I temi trattati nell’opera sono molteplici, vanno dal trascendente e sovrannaturale all’immanente empiria di questioni più concrete della vita quotidiana.

Nella sinfonia, che è stata concepita inizialmente come sinfonia a programma, vengono affrontati diversi temi come la vita, la morte, la malattia, l’amore, l’aldilà, il suicidio, e il suo rapporto ambivalente con la Natura. È un’opera intrisa di contraddizioni semantiche che però sembrano bilanciarsi tra loro perfettamente, sotto l’egida di un dio spirituale che agisce dall’alto come “ex machina” teso a governare tutto.

Secondo Thodore Adorno, sospensione e irruzione sono le due polarità del mondo espressivo di Mahler. Un’ idea bipolare del mondo in cui gli opposti si confrontano in una dialettica musicale continua sempre alla ricerca dell’affermazione di qualcosa di nuovo. Così lunghi silenzi vengono interrotti ex abrupto da sonorità drammatiche che creano scompiglio.

La sua musica è contrassegnata, pertanto, da continue oscillazioni tra leggerezza, splendida superficialità, e suoni profondi che solcano gli abissi dell’animo. Suoni aperti, luminescenti e suoni dolorosi, tensivi convivono sapientemente nell’opera rendendo Mahler un acuto profeta oltre che poeta della musica del ‘900.

L’incontro con Freud

Mahler conosce Freud nel 1910 ed ha con lui un incontro che dura circa quattro ore. L’autore versa in un disagio psichico molto forte, infatti ha scoperto da poco di essere stato tradito dalla moglie Alma. La storia rivela che egli si fidava ciecamente di lei e ne aveva sempre apprezzato l’onestà, oltre che il talento artistico. Quindi la scoperta del tradimento lo aveva letteralmente sconvolto. Ma non c’è solo questo. Gustav è sempre stato una persona molto sensibile fin dall’infanzia e suscettibile nei confronti del malessere psichico proprio e altrui. E Freud glielo farà notare, indagando appunto nella sua infanzia.

Il perturbante, concetto freudiano mutuato dalla psicanalisi, sembra attecchire nell’opera mahleriana proprio per il suo interessa per la dimensione dell’ignoto.

Nelle sinfonie di Mahler, tra cui la prima, è possibile infatti intravedere un approccio psicoanalitico ai temi cari al vissuto dell’artista, come il sovrannaturale. Ma data l’eterogeneità e la complessità dei temi in risalto, forse sarebbe il caso avvicinarsi oggi all’opera con una concezione ed interpretazione più filosofico-esistenzialista che psicoanalitica. Questo per rendere il tutto più attuale.

Nel Titano, scritto in re maggiore, veleggia un’aura quasi religiosa, infatti egli dirà dell’opera: “L’accordo di re maggiore deve risuonare come se fosse caduto dal cielo, come se venisse da un altro mondo.” E da qui l’idea del titano, gigante che regge i fili del discorso musicale.

Il Titano si apre a reminescenze musicali che attingono al gusto creativo di Strauss, Beethoven, Wagner. Nell’opera si respira aria di rivoluzione, di battaglia e di castelli medievali, melodie e ritmi alla russa; si sente l’esaltazione di corni e trombe che annunciano l’ingresso di personaggi mitologici; inverni, primavere che si susseguono; il risveglio della Natura dopo un lungo sonno. Il tutto avvolto da un’ambigua tensione drammatica che sembra non finire mai.

Ma c’è tanto altro in questo coacervo di idee e sentimenti. C’è il canto d’amore che è profondamente terapeutico per l’essere umano, e c’è l’affermazione dello spirito aristocratico quanto di quello proletario. C’è Il sogno.