Orso d’oro. La rivoluzione della Berlinale sulla salute mentale. L’Adamant, una scelta per vivere

Orso d’oro. La rivoluzione della Berlinale sulla salute mentale. L’Adamant, una scelta per vivere

In questo battello sulla Senna in quel di Parigi si può tranquillamente stagliare il ricordo de le bateau ivre di Rimbaud questo battello (quello del poeta) che tramite lo sconquasso dei sensi porta all’”epifania” quello stato di dimensione estatica dove è tutto miracolosamente più chiaro; sull’Adament lo scopo, anche lì tramite una tempesta ma stavolta delle idee, è quello di arrivare ad una sorta di chiarezza, la conoscenze di sé tramite la propria riappropriazione che hegelianamente passa attraverso il lavoro con gli altri seguendo il trittico tesi antitesi e sintesi, ove la tesi è il proprio credo, l’antitesi il confronto con quello dell’altro, la sintesi è il risultato del confronto tra i due.

L’approccio di gruppo in questo contesto è per l’appunto fondamentale, infatti è quello che tiene in moto la continua ricerca del benessere dell’individuo unitamente alla collettività; è su questa spinta che giace l’anima dell’Adament, un aperto e attivo confronto con l’altro per dare un significato a quello che ci sta intorno.

È una dinamica dove il collettivo si ritrova con l’individuale assecondandone i tempi. Proprio per questo un paziente può scegliere di prendersi del tempo prima di frequentare le attività del centro oppure andarci semplicemente solo per un caffè.

Il documentario “Sur l’Adament”  è stato vincitore dell’orso d’oro edizione 2023 a Berlino.

La Berlinale quindi premia il fenomeno del riscatto del tema della salute mentale.

Il metodo di Nicholas Philibert  nel tracciare i tratti caratteristici intorno all’essere umano e andando oltre le barriere sembra essere portatore di una nuova visione antropocentrica, propria di un insolito e inaspettato, per l’epoca in cui viviamo, neo-rinascimento. Qui tra i vari laboratori come quelli di pittura, disegno e radio l’utente ha l’opportunità di riscoprire se stesso tramite il lavoro con gli altri uscendo finalmente dalla dimensione alienante dell’emarginazione.