La demo-ontologia del lavoro e la prassi sanitaria. Tre punti per un futuro sostenibile.

La demo-ontologia del lavoro e la prassi sanitaria. Tre punti per un futuro sostenibile.

Un articolo di Franco Carnevale su saluteinternazionale.info, dal titolo Il lavoro di domani, ci porta a riflettere sul tema del rapporto tra lavoro e salute. Le ultime vicende legate a tragici incidenti sul lavoro hanno ulteriormente evidenziato le criticità insite nel nostro modello di sviluppo; ma anche senza arrivare alle situazioni estreme è verosimile che il lavoro possa, a seconda delle condizioni e dell’ambiente di svolgimento, far bene quanto far male.

I tempi a cui andiamo incontro non sono certo facili per chi sta e chi si accinge ad entrare nel mondo del lavoro. La stretta economica fa sì che ci sia una vera e propria cernita e risulta profilarsi una situazione dove c’è un lavoro per pochi e altri vanno invece alla ricerca di qualche reddito di cittadinanza. Il lavoro non è solo un fattore d’importanza economica ma anche un principio di equilibrio che riguarda la salute. Perderlo e non ritrovarlo può incrementare le fila di chi già abusa di sostanza come alcool, fumo e psicofarmaci. È utile peraltro creare un ponte tra sanità e lavoro e questo punto va rimarcato soprattutto nelle lotte sindacali. Con la quarta rivoluzione industriale si sono accesi gli echi dell’automazione e della connettività, con la quinta rivoluzione si vuole armonizzare e connettere l’essere umano alla macchina sul posto di lavoro come suggeriva parecchi decenni fa un anarchico che sosteneva che i mezzi tecnologici non devono segnare l’oppressione dell’operaio ma al contrario la sua emancipazione creando non una scienza padronale al servizio dei poteri forti ma invece una a misura d’uomo. Ma qual è il potere dei sindacati in questa situazione? Veramente molto blando e superficiale dal momento che l’impiego è stato bombardato e snaturato a favore delle istituzioni come l’alta finanza, ambiente questo dal quale si evince un mondo senza lavoro e con la supremazia della ricchezza. Arrivati a questo punto quale soluzione invocare? Quale chiave di volta è in grado di riassettare l’ordine morale della società del lavoro? Quale via di fuga può assolvere a quest’arduo compito? L’assioma salvifico è il seguente: inviare dei messaggi a sindacati, politici, medici e lavoratori con l’intento di informarli e formarli su una nuova dottrina, quella per l’appunto di un mondo con molto meno lavoro. Occorre quindi ripensare il sistema ripartendo dalla tecnologia e dalle leggi al servizio dell’uomo e non il contrario.

I pilastri di questo messaggio sono tre: il primo è non a caso il controllo della tecnologia e l’integrazione della sanità con il lavoro; il secondo punto denuncia il fatto che non vi sia un approccio collettivo al miglioramento delle condizioni di lavoro e nel terzo punto abbiamo il miglioramento della durata dei contratti poiché tenere le persone a casa è lesivo della loro salute mentale. Questo è il trittico sul quale far leva per implementare un discorso basato sulla sostenibilità e la salubrità dei luoghi d’impiego.