Il ritorno al passato delle nuove generazioni: quando la rivoluzione (ri)parte dai telefoni

Il ritorno al passato delle nuove generazioni: quando la rivoluzione (ri)parte dai telefoni

Ve li ricordate i “vecchi” telefoni a conchiglia? Quelli abbandonati con l’avvento dell’iphone, indistruttibili, e che ora, al massimo, utilizzano i nostri nonni.

Le nuove generazioni, come i Millenial e la Gen Z (in particolar modo la Gen Z) stanno rispolverando questi telefonini, fenomeno che rappresenta una sorta di “disintossicazione”, con i giovani che abbandonano gli smartphone per ridurre l’esposizione ai social media e ai danni psicologici derivanti dall’uso eccessivo della tecnologia. Gli utenti utilizzano principalmente questi dispositivi più semplici per staccare dalla vita online e riconnettersi con il mondo reale, lontani dalle continue notifiche e distrazioni digitali.

I telefoni a conchiglia, che un tempo erano popolari negli anni ’90 e nei primi anni 2000, sono tornati in voga grazie alla loro semplicità e ai benefici psicologici che offrono. Molti giovani, ma non solo, si rendono conto che i telefoni più avanzati, come gli smartphone, li distraggono troppo, e preferiscono un dispositivo che consenta solo chiamate, messaggi e funzioni base, senza internet o social media.

La tendenza a disconnettersi è supportata da esperti che parlano dei benefici psicologici di vivere con meno distrazioni digitali. Secondo Greg Hoplamazia, Direttore Accademico del Programma Emerging Media della Loyola University, i giovani stanno cercando di “distinguersi dalla norma” e “resistere al costante bisogno di essere online”. Inoltre, esperti come il Dott. Vivek Murthy, General Surgeon degli Stati Uniti, hanno messo in guardia dai danni psicologici causati dalla connessione continua ai social media, suggerendo che la scelta di un telefono con funzionalità limitate può essere un modo per migliorare il benessere mentale e fisico. Lo psicologo sociale americano Jonathan Haidt su questo tema ci ha scritto un libro: “The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood Is Causing an Epidemic of Mental Illness” (La generazione ansiosa: come il grande ricablaggio dell’infanzia sta causando un’epidemia di malattie mentali) asserendo come il contatto continuo con i social e internet possa condizionare i processi di sviluppo degli adolescenti, dalle relazioni ai disturbi alimentari e del sonno. Ed è con l’obiettivo della sicurezza e del benessere degli stessi adolescenti che Meta Platform Inc (la multinazionale alla base di Instagram, Facebook, WhatsApp e Messanger) ha annunciato che, per gli account Instagram collegati ai minorenni, ci saranno delle nuove impostazioni, tra cui restrizioni su messaggi e contenuti e limiti di interazioni.

Il ritorno ai vecchi telefoni potrebbe, quindi, rappresentare una risposta alla sempre maggiore invasione della tecnologia nella vita quotidiana e un tentativo di ritrovare un equilibrio tra il mondo digitale e quello reale, riscoprendo la semplicità e riducendo le distrazioni. È seguendo questo filone che a New York è nato il movimento del Luddite Club (nome coniato da Ned Ludd, operaio inglese che nel 18° secolo protestò contro l’industrializzazione): giovani e giovani adulti che si ritrovano davanti alla Central Library di Brooklyn senza gli smartphones: passano il loro tempo disegnando, leggendo, giocando, suonando. Parlano e si ascoltano a vicenda senza distrazioni, per poter riscoprire un contatto vero, più autentico con la realtà. La realtà genuina, e non quella che si vede attraverso uno schermo.

In sintesi, l’uso dei vecchi telefonini emerge come una forma di resistenza contro il dominio della tecnologia moderna, un movimento che mette in discussione il valore dell’iper-connessione e promuove un approccio più equilibrato e consapevole alla vita digitale. Se questo fosse vero, è anche vero che a volte, per riconnettersi con il mondo potrebbe essere utile disconnettersi dagli schermi. Si chiama digital detox, il momento in cui una persona prende la decisione di separarsi da quegli strumenti tecnologici che assorbono tempo e attenzione. Ma attenzione, la loro non è una critica alla tecnologia in generale, anzi. Internet ha creato, nel tempo, innumerevoli posti di lavoro e ha permesso la connessione di milioni di persone, fondamentale quando c’è di mezzo la distanza; ha concepito applicazioni per imparare lingue diverse (vedi una ricerca della Lund University). D’altra parte, spendere dalle 5 alle 7 ore (in media, se non di più) del nostro tempo dietro al telefono, e ai social soprattutto, scrollando e cercando uno spunto che ci salvi dalla noia, potrebbe essere troppo. Ed è per questo che la Gen Z ha voluto “disintossicarsi” da internet e social: riguadagnare quel tempo perso, impossessarsi di nuovo della loro vita senza il peso di doverla abbellire per condividerla su un’applicazione. Proprio per questo Educatius ha proposto l’iniziativa “Disconnect to Reconnect” in concomitanza con la Giornata Mondiale della Salute Mentale del 10 ottobre, incitando exchange students, famiglie ospitanti e lo staff di 21 Paesi a diminuire l’uso dei social media per una settimana.

Di base, comunque, l’umanità ha vissuto, ed è sopravvissuta, per migliaia di anni senza internet e i social. Forse una prova con uno dei nostri vecchi cellulari a conchiglia potremmo farla tutti.

Di seguito i servizi della CBS News per approfondimenti:

The Answer: Younger people turning to flip phones

Old-school flip phones are making a comeback as some look for simpler lifestyle