Il disagio in carcere si combatte sempre di più con gli psicofarmaci. Il disagio?

Il disagio in carcere si combatte sempre di più con gli psicofarmaci. Il disagio?

Il disagio in carcere si combatte sempre di più con gli psicofarmaci. Questa tendenza è confermata dai dati di Altreconomia, che quantificano in due milioni di euro la spesa in questo tipo di farmaci nel 2022. Il 60% di essi sono antipsicotici (utilizzati fino a cinque volte di più di quanto si misuri per la popolazione in generale) e per il trattamento di disturbi gravi come schizofrenia e disturbo bipolare.

Tra i principi dei farmaci somministrati ci sono Paliperidone, Aripiprazolo, Trazodone, Olanzapina e Quietapina. L’inchiesta di Altreconomia, basata sui dati raccolti da 15 carceri, riguarda un campione di 12.400 detenuti su un totale di 56.000: grazie anche al supporto di Antigone, emerge un grande uso di antipsicotici. Per quanto possano servire a curare patologie psichiatriche gravi come quelle appena citate, a seconda del dosaggio possono anche avere effetti sedativi rilevanti, al posto degli ansiolitici evitati per rischio di abuso e dipendenza. Secondo Antigone, a fronte di un utilizzo tanto diffuso di psicofarmaci,  i carcerati con diagnosi psichiatrica grave sono meno del 10% del totale dei reclusi. Quindi si deve indagare se si sta cercando di guarire il problema clinico o di contenere le persone incarcerate, sedandole.

Nel 2022 l’esempio più lampante di utilizzo eccessivo di psicofarmaci si è avuto nel carcere milanese di San Vittore: spende circa 83 euro pro capite per questo tipo di farmaci, con un incremento del 180% rispetto ai 30 euro del 2018. I costi sono meno cospicui nelle case di reclusione (per chi ha una pena definitiva) e più elevati in quelle circondariali- anche se Poggioreale fa eccezione: qui l’alternarsi delle presenze è più rilevante e il periodo di permanenza minore. Alessio Scandurra, coordinatore dell’osservatorio sul carcere di Antigone, afferma come si possa agire diversamente nell’area sanitaria se ci sono più spazi aperti, maggiori contatti con l’esterno e più attività da svolgere.

La dimensione del fenomeno si misura a partire dall’analisi incrociata tra la spesa pro capite in carcere e i dati contenuti nel rapporto dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) del 2021 rispetto al costo per persona, esaminato regione per regione, dei farmaci appartenenti a certe categorie terapeutiche. Gli antipsicotici sono l’unica categoria, a differenza delle altre già citate come antiepilettici o antidepressivi, che per l’85% delle strutture prese in esame mostra valori molto elevati.

Se la maggiore spesa in antipsicotici -il 60% del totale degli psicofarmaci, seguiti a distanza da ansiolitici (16%), antiepilettici (11%), antidepressivi (8%) e ipnotici e sedativi (1%) – può essere in parte giustificata dal maggior costo delle singole dosi, è la sproporzione nel confronto tra esterno e interno a essere rilevante.

Molti pensano che il problema sia il mandare “i matti” in carcere quando dovrebbero stare in altre strutture più adatte; secondo Scandurra, invece, il problema è comune e non si deve dare la colpa alla chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), chiusi formalmente nel marzo 2015 ed effettivamente nel maggio 2017, con l’ultimo a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina.

Gli OPG hanno sempre ospitato mediamente tra i 1.000 e i 1.200 internati e a partire dal 2015 sono state aperte le Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) che lasciano tuttora molte persone aventi bisogno in un’attesa infinita. Secondo Antigone, inoltre, nel 2022 la quantità di ore di servizio settimanale degli psichiatri è stata di 8,75 ogni cento detenuti, poco più del doppio per quanto riguarda gli psicologi (18,5).

La spesa in psicofarmaci è stata indagata da Altreconomia anche in altri Paesi attraverso i loro Ministeri di Giustizia, come in Francia, Germania e Spagna. Solo Madrid ha risposto dando conto di una spesa mensile in antipsicotici a detenuto di 8,94 euro: un dato purtroppo non confrontabile con quelli in nostro possesso.

L’uso degli psicofarmaci va calmierato in ogni caso, sia che si tratti di persone in carcere che fuori da esso: sono farmaci particolari che possono avere controindicazioni anche importanti e, per questo, non vanno utilizzati a sproposito anche soltanto per sedare.

 

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