I giovani d’oggi: tra il mito del vincere sempre e la paura del fallimento

I giovani d’oggi: tra il mito del vincere sempre e la paura del fallimento

Insegnare il fallimento non è cosa da poco. Impararlo da soli ancora di più. I giovanissimi di oggi non ne sono capaci. O meglio seguono la didattica del “vincitore”. Non è tanto il vincere facile il problema, quanto il domandarsi: se vinci sempre cosa impari?

Assolutamente niente, o meglio, niente di nuovo. Così si crea una tautologia personale dell’essere sempre il primo, il più bravo. Ma cosa accade quando, ad un certo punto, si fallisce? Come i giovani sostengono o meno, questa esperienza? Purtroppo quello che emerge è che gli adolescenti di oggi risultano sprovvisti degli strumenti per rielaborare la sconfitta. Oppure un lutto. O una perdita. Con il rischio che questi pre-adolescenti diventino praticamente degli “analfabeti emotivi” o, meglio ancora, degli “insensibili” rispetto al dolore.

Perché il dolore serve. Il dolore anche se fa male, fa crescere, porta ad evolverti in un certo senso.  E non si può sempre dire che sia una cosa negativa. Il dolore può trasformarsi in qualcosa di positivo.  È anche interessante sottolineare come alcune cadute nella vita, proprio perché non si hanno le competenze emotive per affrontarle, vengano troppo spesso ingigantite e causino ulteriore dolore e disagio.

Ma quali sono le cause di ciò? Sicuramente sono multifattoriali, ma ci interroghiamo su quanto nella società odierna, venga evidenziata un’immagine di sé sempre più irraggiungibile, come ad esempio, nell’immagine pubblicitaria sempre ritoccata, platinata e vincente che propugnano ed esaltano i mass media.

Questo è il riflesso di un sistema economico troppo competitivo, dove il mondo è un’autentica giungla, ove non esiste collaborazione, ma persevera la dinamica del più forte e quindi del vincente a tutti i costi.

Pasolini su questo frangente, in tempi non sospetti, col suo lungimirante intelletto ammoniva sulla pericolosità di un sistema schiacciasassi, dove bisognava stare attenti: “A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.” A sottolineare questo aspetto è stata anche Cinzia Leone, madrina del Festival Romens, all’inaugurazione del mosaico per la metro C; l’attrice rimarcava il fatto che il sistema economico dei nostri giorni crei costantemente inadeguatezza, competizione e quindi disagio.

Detto ciò non è che una persona deve sempre fallire, perché ogni tanto si vince anche. Ma il come si affronta  il fallimento è di primaria importanza e fa la differenza.

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Imparare a fallire