“Ci vediamo al muretto”
Quante volte abbiamo detto o sentito dire questa frase? Quanti pomeriggi e/o serate abbiamo passato al muretto a non fare niente se non chiacchiere, condividere pensieri, raccontare storie, tra una sigaretta e una birra?
Il muretto, o il parchetto, a seconda dei quartieri, è diventato il centro sociale di tantissimi adolescenti. Ultimamente, però, questa abitudine si sta perdendo, è diventata simbolo di degrado o di compagnie a rischio. In tanti sono costretti a casa, “al sicuro”, senza contare il bisogno che ha l’uomo, come animale sociale, di connettersi con i pari. Per di più da adolescente, quando la crescita equivale anche alla ricerca di autonomia, fondamentale per trovare il proprio spazio nel mondo.
Cosa succede se la città non offre questi spazi di aggregazione sani ai propri cittadini?
La vita urbana può influire sulla salute mentale degli abitanti delle città e modellare quegli aspetti che influenzano la salute mentale dei giovani potrebbe avere un enorme impatto sul loro benessere adolescenziale e sui percorsi di vita adulta.
Uno studio di Collins et al., pubblicato su Nature nel 2024, ha coinvolto un gruppo multidisciplinare e globale di ricercatori, professionisti, sostenitori e giovani per completare sondaggi sequenziali al fine di identificare e dare priorità alle caratteristiche di una città favorevole alla salute mentale dei giovani. Ha identificato sei domini di intervento che possono influenzare in maniera positiva: personale, interpersonale, comunitario, organizzativo, politico e ambientale.
Le priorità per ciascun dominio includevano lo sviluppo delle competenze di vita a livello personale, il riconoscimento e l’accettazione delle idee e delle scelte dei giovani, la disponibilità di spazi pubblici sicuri per la socializzazione, l’occupazione e la sicurezza lavorativa, il coinvolgimento attivo dei giovani nella pianificazione e progettazione urbana e l’affrontare i determinanti sociali avversi (come disoccupazione e discriminazione).
“Possiamo migliorare la salute mentale se miglioriamo le città?”
Sandro Galea, Epidemiologo
Gli ambienti urbani influenzano un’ampia gamma di esiti sanitari, sia positivamente che negativamente, e questo impatto si manifesta in modo differente: alcuni beneficiano delle opportunità educative e sociali offerte dalla città, mentre altri subiscono gli effetti negativi dell’aumento delle disuguaglianze urbane, della violenza, delle tensioni razziali o etniche nei quartieri, dell’esposizione a tossine ambientali, della mancanza di spazi verdi, di infrastrutture inadeguate e del timore di essere sfollati. Questi fattori aumentano il rischio di problemi di salute mentale e gli adolescenti e i giovani adulti risultano particolarmente vulnerabili agli effetti dell’ambiente urbano, soprattutto considerando quell’età già particolarmente critica per l’insorgenza di disturbi mentali: si stima che la metà dei disturbi mentali diagnosticati prima dei 65 anni abbia inizio nell’adolescenza e che il 75% si manifesti entro i 24 anni.
Fondamentali per la crescita e lo sviluppo degli adolescenti sono le loro interazioni con il complesso ambiente urbano: fisico, politico, economico, sociale e culturale. Le politiche e le norme discriminatorie sono radicate in molte delle istituzioni con cui i giovani interagiscono (scuole, alloggi, giustizia, forze dell’ordine), e i giovani appartenenti a minoranze possono subirne le conseguenze emotive e sulla salute mentale.
Nei contesti di disuguaglianza strutturale (come la povertà elevata nei quartieri e l’elevata disoccupazione), i giovani sono maggiormente a rischio di bassa autostima, senso di impotenza e depressione. Tuttavia, la coesione sociale e l’efficacia collettiva possono mitigare gli effetti dello svantaggio concentrato e favorire lo sviluppo di risorse emotive e sociali tra i giovani, le loro famiglie e le loro reti di supporto.
Investire nel benessere degli adolescenti può produrre un “triplo risultato”: ridurre la mortalità e la disabilità in adolescenza, prolungare una vita adulta in salute e proteggere la salute delle generazioni future attraverso il supporto e l’educazione dei giovani genitori. Gli interventi in ambienti urbani che rispondono ai bisogni evolutivi degli adolescenti e dei giovani adulti possono correggere gli svantaggi subiti nella prima infanzia e promuovere comportamenti e percorsi di vita sani.
I giovani, che contribuiscono alla creatività dell’ambiente urbano e guidano i movimenti per il cambiamento sociale, svolgono un ruolo centrale in questa trasformazione. È su questo che si basa Mental Health Friendly Cities, un’iniziativa globale multi-stakeholder guidata da citiesRISE, che mobilita l’azione giovanile e la riforma dei sistemi per promuovere e sostenere la salute mentale dei giovani nelle città di tutto il mondo.
Le esperienze intrapersonali dei giovani e le loro relazioni interpersonali sono inserite in un sistema più ampio di relazioni comunitarie e organizzative. I partecipanti allo studio hanno dato priorità all’accesso a spazi sicuri in cui i giovani possano incontrarsi e connettersi. Gli spazi verdi accessibili sono stati identificati come una necessità e un’area in cui investire attraverso politiche adeguate. Su questo si è basato anche un convegno l’8 aprile 2025 a Roma organizzato dalla Rete Città Sane, in presenza delle Istituzioni, “con lo scopo di fare luce sul ruolo centrale del territorio nella promozione della salute”, fisica e mentale. Il Progetto Città Sane è stato promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per questo specifico motivo: evidenziare “il ruolo delle città come promotrici di salute” e il “benessere del singolo come benessere della comunità“.
“Se gli vengono dati mezzi e risorse, i giovani possono essere agenti di cambiamento e benessere, se solo gli adulti si fidassero di loro”
(Partecipante al sondaggio)
I dati suggeriscono che un tema distintivo di una città favorevole alla salute mentale per i giovani è la qualità del tessuto sociale e la capacità della città di fornire ai giovani le competenze, le opportunità e i luoghi necessari per costruire e mantenere relazioni sociali sane con i loro coetanei, tra le generazioni e come membri di una comunità. Per costruire reti sociali e spazi sicuri sarebbero necessarie politiche e legislazioni che riducano la negligenza, il bullismo, le molestie, l’abuso, la censura, l’esposizione alla violenza e una vasta gamma di minacce nei confronti dei giovani. Creare spazi urbani in cui i giovani possano sperimentare sicurezza, libertà e appartenenza richiede approcci che prevengano attivamente la discriminazione e che considerino le molteplici identità dei giovani nella progettazione degli spazi istituzionali e all’aperto. Pertanto, il coinvolgimento giovanile nello sviluppo delle politiche è ancora più cruciale. Chiedere ai giovani di esprimere la propria opinione su ciò che supporta la loro salute mentale, basato sulle loro esperienze personali, potrebbe semplificare e soprattutto migliorare gli interventi destinati a loro.
Per approfondimenti:
Perché la salute mentale è una priorità per l’azione climatica