Centri Diurni dell’Asl Roma 2 e attività lavorativa: agire per superare la paura

Centri Diurni dell’Asl Roma 2 e attività lavorativa: agire per superare la paura

Giornata Mondiale della Salute Mentale, Sala della Protomoteca del Campidoglio: è stato proiettato un video con il tentativo di raccontare la complessità della salute mentale con un focus sui percorsi terapeutico riabilitativi, formativi-lavorativi dei centri diurni.

Hanno partecipato i centri del territorio dell’Asl Roma 2, nell’ambito del Festival romano della salute mentale Romens: L’Aquilone, Casilina Gattamelata, Lo Stormo, La Fabbrica dei Sogni, Villa Lais, Cinecittà, S.Paolo e Vergani.

Le cooperative sociali che hanno collaborato con i centri diurni presenti nel video sono: Abecedario, Antigone, Conto alla rovescia, Gruppo Iskra, Manser, Melograno, Meta, Primo Sole, Collegamenti s.c.s. e Il Mosaico s.c.s. Inoltre hanno contribuito alla realizzazione del video l’associazione Immensamente ODV, la libreria BlueRoom e l’azienda Straight to Hell.

Il centro diurno non si pone soltanto come luogo di riabilitazione e cura, ma anche come posto dove socializzare e perseguire le proprie passioni: lo dimostrano i ragazzi intervistati che, motivati all’inverosimile, sono felici di stare lì e fare attività. La maggior parte di loro è riuscito ad inserirsi nel mondo del lavoro con un tirocinio o un contratto, fino a perseguire i propri sogni.

Per risolvere i problemi bisogna agire” e “tutti abbiamo dei problemi, l’importante è conoscerli”: questi sono due dei mantra che riecheggiano all’inizio del video e che possono essere fonte di grande ispirazione per gli utenti ma non solo.

Oltre alle attività, quindi, si coltivano anche le relazioni: non è solo il singolo che fa qualcosa ma è la forza del gruppo che produce sincronia, oltre che risultati. In tutto ciò Romens oggi è un’occasione per rimettere attenzione sul tema dell’inclusione sociale e di lottare contro gli stereotipi e il pregiudizio.

Riabilitare significa restituire “libertà” di decidere, di scegliere e di agire; quando si arriva al centro diurno molto spesso vi è stata un’interruzione del proprio percorso (sociale e non, anche scolastico e lavorativo) e “non si sa più la persona che si è”, quindi bisogna recuperarla pian piano.

Questi centri diurni possono essere considerati come palestre perché, chi prima non riusciva ad affrontare l’esterno, gradualmente è riuscito a farcela. Il tema del lavoro viene fuori in continuità con la salute mentale, come strumento che permette un’interazione con il mondo stesso.

Questi spazi nascono con la legge 180/1978, in un’epoca dove molte persone uscivano dai manicomi ed erano abbastanza allo sbando.

Ci si augura, come dice un ragazzo nel video, che la gente si renda conto che le persone che soffrono di disagi mentali, valgono tanto quanto loro e non devono essere denigrate o prese in giro.

I pregiudizi sulla malattia mentale ancora resistono e rendono difficile la coesione tra chi è considerato sano e chi no. Bisognerebbe considerare i singoli soggetti come in relazione e modificare i pensieri spiacevoli che si accompagnano al pregiudizio stesso, per conoscere la storia di ognuno come valida. Da qui si può iniziare il percorso curativo, ricollegando la salute mentale nel contesto societario, la comunità a cui tutti apparteniamo.