Basagliani nel mondo: alla scoperta delle diversità dell’eredità basagliana

Basagliani nel mondo: alla scoperta delle diversità dell’eredità basagliana

La puntata “Da Trieste al Brasile, basagliani nel mondo” è la numero sei del podcast Spotify intitolato “Tutta colpa di Basaglia”, a cura di Ludovica Jona ed Elisa Storace.

A Santos, vicino San Paolo in Brasile, vi è un edificio tutto colorato con murales: c’è molto di diverso rispetto alla “Casa degli orrori”, l’altro nome di questo edificio: un manicomio chiuso nel 1989.

Rispetto all’Italia, molti manicomi sono stati privati e quindi ci si guadagnava parecchio sopra; tutto questo va inquadrato all’interno di una dittatura che ha dominato il Paese per ventun anni, dal 1965 al 1986. A mano a mano che si andava avanti, venivano aperti vari Centri di Salute Mentale nei quartieri degli ex degenti.

Rispetto al Centro di salute mentale di Gorizia, le condizioni di quelli in Brasile sono molto spartane. La situazione è quella di un tranquillo pomeriggio domenicale, mentre i pazienti sono in cortile con l’unico operatore in attività durante quella giornata. Le strade sono deserte, la tranquillità si respira totalmente.

Roberto Tykanori, volontario brasiliano a Trieste nel 1980 e poi promotore dell’applicazione dei principi basagliani, ha aiutato a smantellare la “Casa degli Orrori”, dopo aver rinunciato a fare il chirurgo.

I malati psichiatrici nei manicomi brasiliani si lasciavano morire di fame per abbandono e per la loro condizione mentale, perché rifiutavano il cibo. Basaglia nel 1979 è venuto in Brasile a tenere le cosiddette “Conferenze Brasiliane”, dicendo come si dovesse lottare per il cambiamento delle condizioni dei pazienti negli ospedali psichiatrici. Nel 2014 si sono festeggiati i 35 anni dalla visita di Franco Basaglia nel Paese, cantando e ballando una samba che dice “Se Basaglia mi ha liberato, perché devo tornare indietro?” e altre frasi di questo genere.

Basaglia ha avuto un impatto anche in Spagna negli anni 1979-1980, quando vi era la dittatura di Francisco Franco, con la fondazione di “Coordinatora Psichiatrica” prima in maniera clandestina e dopo in modo più regolare.

Un altro impatto importante vi è stato in Grecia, con la chiusura di alcuni manicomi come quello lager di Leros. Insomma, l’eco delle idee basagliane è stato molto forte, in lungo e in largo. Dal 1958 a Leros vi era la “Colonia dei malati mentali”, dove venivano convogliati i casi più gravi che, una volta entrati lì, non ne uscivano vivi. I pazienti vivevano in condizioni disumane, nudi in estate e in inverno oltre che con altre problematicità, in edifici fatiscenti costruiti quando Leros era possedimento italiano negli anni Venti del Novecento. Quando gli psichiatri di Leros hanno chiesto aiuto all’Italia, è scoppiato uno scandalo che ha avuto rilevanza in tutta Europa. Le strutture fatiscenti sono state chiuse: alcuni pazienti sono stati trasferiti in altre strutture, la maggior parte sono stati spostati nei gruppi appartamento. Tutto il processo è finito nel 1995, nonostante si fosse sperato che le “buone abitudini tramandate” potessero essere continuate ad essere messe in atto.

Come si riconosce la presenza di basagliani in luoghi diversi dall’Italia? Un esempio è in Belgio, dove all’entrata del Centro di Salute Mentale vi è una statua di un cavallo blu a somiglianza di quello triestino. Rispetto al TSO italiano che dura sette giorni, quello belga dura come ricovero quaranta giorni; se, anche soltanto per una volta, il paziente si dimentica di andare agli incontri con lo psichiatra, quest’ultimo può avvertire la polizia e farlo riportare in ospedale, dove vi è un posto riservato a lui.

L’esperienza basagliana è stata di gran lunga la più importante nel mondo della psichiatria, oltre che nel continente europeo anche oltre; è stata ed è un grande esempio per i professionisti della salute mentale e anche per i pazienti, oltre che per la società stessa. Un solo passo può essere l’inizio di tutto, per quanto piccolo esso sia.