La notte tra l’1 e il 2 novembre del 1975 a Ostia moriva Pier Paolo Pasolini: un uomo, un visionario, che senza dubbio è considerato uno dei più grandi intellettuali del XX secolo.
Non saranno pochi coloro che penseranno, silenziosamente o apertamente, che quella morte sia un fatto accaduto per mettere a tacere una voce dal grande coraggio espressivo di mettere nero su bianco verità. Un pensatore scomodo come lo ha definito la grande Oriana Fallaci, altra scrittrice controcorrente e libera pensatrice.
La domanda è: oggi come ieri paghiamo ancora il prezzo della libera espressione?
Come scrive Gian Carlo Ferretti in Pasolini l’Universo Orrendo (Editori Riuniti, 1976), Pasolini contrappone alla ‘indipendenza’ e ‘libertà’ novecentesca ‘precostituita’, ‘comoda’, ‘rallegrante’, una indipendenza e ‘libertà’ turbata, ‘vissuta drammaticamente’, ‘ dolorosa’ e talora anche segnata dal rimorso della propria impotenza pratica.
C’è qualcosa di tutto questo che oggi riecheggia in ciascuno di noi?
Forse no, in qualcuno si, in molti probabilmente. Ma si è sempre poco onesti nel volerlo ammette o urlare a gran voce.
Eppure Pasolini parla alle profondità di molti perché, come dice Ferretti, Pasolini parla di un’autonomia sofferta che si riferisce a una particolare e fondamentale fase del curriculum pasoliniano: quella del dramma irrisolto. (al riguardo una prospettiva interessante è quella che riguarda il rapporto tra Pasolini e la madre, di cui ha scritto Luciana Capitolo in Pasolini e l’ombra (C&P Adver Effigi, 2022)
In tutta la sua produzione intellettuale, Pasolini è sempre pronto a raccontare se stesso, in prima linea, sempre a interrogarsi sui raffioranti traumi e grumi irrisolti della sua coscienza e delle sue viscere, ma con un occhio sempre attento al contesto storico-culturale del momento.
Unico nel suo genere in grado di oscillare tra la poesia, filosofia, politica, letteratura, cinema, arte, in poche parole: vita.
Alla costante ricerca di un rapporto tra individualismo assoluto e mondo contemporaneo, sfociando in quella armonica commistione tra letteratura e vita, abbeverato da sentimenti di furia cieca.
Artista autentico riesce a muoversi su un terreno di una produzione intellettuale di altissimo livello e su un terreno di dibattito di cronaca e di scandalo.
Per questo dividerà sempre la critica e il pubblico.
Ma noi lo amiamo perché come dice Ferretti:
Fa della sua diversità una segreta matrice di poesia e un esplicito momento di provocazione.
Scompare con Pasolini non solo uno scrittore, regista e critico tra i più geniali, ma anche e soprattutto una personalità complessivamente assai originale.