Troppo spesso la pratica clinica cardiologica ignora l’impatto della salute mentale.
Si parla di svolta culturale all’interno dell’European Society of Cardiology (ESC), meeting annuale che mette in risalto la relazione di interconnessione reciproca tra malattie cardiovascolari e salute mentale. Finalmente, aggiungiamo.
Perché oggi non possiamo continuare a ignorare l’importanza di guardare al benessere psicofisico senza mantenere un’ottica di integrazione tra processi psichici e somatici. Fu Wilhelm Reich (1897-1957), medico, psichiatra e psicoanalista austriaco, allievo di Freud, a scoprire come stress e conflitti emotivi si traducono in tensioni del corpo, tensioni che normalmente scompaiono quando la fonte di stress viene eliminata, ma che possono diventare croniche trasformandosi così in vero e proprio disturbo per l’individuo (W. Reich, Analisi del carattere). Oggi finalmente sembra esserci una maggiore attenzione alla visione realmente unitaria dei processi psicocorporei.
Successivamente Alexander Lowen (1910-2008) nella sua Teoria dell’Analisi Bioenergetica, collega strettamente la salute fisica, soprattutto quella del cuore al benessere psicologico, ipotizzando come tensioni croniche corporee siano il risultato di conflitti psicologici irrisolti e traumi.
Al Congresso 2025 della Società europea di Cardiologia (ESC) tenutosi a Madrid, è stato evidenziato come stress cronico, ansia, depressione e disturbo post-traumatico aumentino significativamente il rischio cardiovascolare e, di contro, patologie croniche cardiache possano influenzare negativamente disturbi psichici già esistenti. Per questo è stato pubblicato il primo documento di consenso Clinical Consensus Statement dell’ESC in grado di proporre un cambiamento di visuale nell’approccio all’assistenza clinica.
L’obiettivo è rivoluzionario e propone un cambio di paradigma che prevede Screening sistematico dei sintomi psicologici nei pazienti con malattie cardiovascolari, e valutazione regolare del rischio cardiovascolare in chi è in trattamento per disturbi mentali e un’integrazione della salute mentale negli score di rischio cardiovascolare ponendo attenzione alle persone con gravi disturbi psichici esposti al rischio di aritmie e morte cardiaca improvvisa. L’idea è che ci possa essere un approccio basato sempre di più sulla persona e che preveda un’équipe multidisciplinare composta da cardiologi, psicologi e psichiatri che tengano a mente come le due condizioni, ossia salute mentale e malattie cardiovascolari, si rafforzino a vicenda.
Si rende sempre più indispensabile, dunque, che i professionisti collaborino tra loro rendendo così la valutazione della salute mentale parte integrante delle visite mediche.
Di certo il Consensus pubblicato dall’ESC sposta finalmente il punto di osservazione: inserisce la salute mentale dentro la cardiologia e, viceversa, mette un pizzico di cardiologia nei percorsi di salute mentale. Sistematizzando questo cambio di paradigma dentro le Nuove Linee Guida, attivando nuove routine cliniche.