Per molti adolescenti e giovani adulti, ormai, lo smartphone rappresenta un’estensione del proprio Io, se non addirittura del proprio corpo. Non riescono a farne a meno né, tantomeno, a separarsene per troppo tempo, pregiudicando persino la qualità delle normali funzioni biologiche come quella del sonno.
La maggior parte delle persone adulte vedono questo comportamento come un reale fattore di rischio e pensano che il divieto di utilizzo del telefonino rappresenti la soluzione più immediata. Già lo scorso anno il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara aveva emesso una circolare per impedire l’uso degli smartphone a scuola, dalla scuola dell’infanzia fino alla terza media; con la nuova Circolare di giugno, in aggiunta, il divieto è stato esteso anche alla scuola secondaria di secondo grado.
Secondo lo studio recente SMART Schools pubblicato sulla rivista britannica The Lancet, però, la correlazione tra un aspetto negativo nel mantenimento delle proprie funzioni di base e l’uso degli smartphone non è confermata.
A partire dalla selezione di 1227 studenti di 30 scuole britanniche, comprendenti due articolazioni per fascia di età e corrispondente livello di carriera scolastica (8 anni per i ragazzi tra i 12 e i 13 anni, 190 per quelli in età tra i 14 ed i 15 anni), il campione è stato ulteriormente caratterizzato a seconda delle politiche scolastiche rispetto all’uso dello smartphone: il primo gruppo corrisponde a dieci scuole in cui è consentito l’uso del telefono a scopo ricreativo, il secondo alle restanti venti che hanno invece una politica più restrittiva.
Sottoposti gli studenti (le unità campionarie) a una misura di benessere mentale tramite il Warwick–Edinburgh Mental Well-Being Scale, i risultati sono piuttosto interessanti. In breve. È emerso che ciò che condiziona il benessere mentale dei giovani è la quantità di uso degli smartphone in ambito e orario extra scolastico (la sera, nei week-end); mentre nessuna variazione significativa si associa all’utilizzo, anche ricreativo, nel corso della frequenza scolastica.
Le conclusioni dello studio hanno indicato quindi come possano essere positivi i tentativi e le proposte di far diminuire il tempo passato sullo smartphone ma anche che, in sintesi, questi pensieri attuabili debbano convergere con una sorveglianza dell’utilizzo sia nei giorni feriali che in quelli festivi. Si osserva come non vi sia una sostanziale differenza del tempo passato sui social e sul telefonino stesso tra i due gruppi studiati, nonostante i due tipi di approcci differenti adottati. I tentativi preventivi per far diminuire l’uso generale dello smartphone dovrebbero includere anche altri fattori come il sonno, l’attività fisica, il rendimento scolastico, il comportamento in classe e l’uso problematico.
In termini metodologici, resta inoltre il dubbio (che non poteva essere affrontato con questa metodologia di indagine): se sia l’uso eccessivo del telefonino a determinare condizioni di malessere mentale, o se non sia piuttosto questo tipo di condizioni (con tutto quello che tale concetto significa) a determinare un ritiro nella dimensione telematica e del ricorso ai social.
Per approfondimenti:
La sintesi in italiano su RAI Edunews24