Salute mentale: trattamento sanitario e consenso informato. La Cassazione fa il punto

Salute mentale: trattamento sanitario e consenso informato. La Cassazione fa il punto

Con l’ordinanza n.509 dell’11 gennaio 2023 la Cassazione ha respinto il ricorso di un paziente che voleva condannare l’Azienda Sanitaria di Trieste e il Ministero dell’Interno al risarcimento danni subiti per essere stato sottoposto ad un TSO (trattamento sanitario obbligatorio).

A questo proposito è opportuno dare una definizione di cosa sia un TSO.

Esso consiste in un evento terapeutico straordinario che ha il fine di tutelare la salute mentale del paziente, che può disporsi solo dopo aver provato la strada del TSV (trattamento sanitario volontario). Il TSO deve essere disposto dal sindaco del luogo in cui risiede la persona da sottoporre al trattamento e può avere una durata massima di sette giorni, prorogabili per un’altra settimana.

Si può intervenire con un TSO a prescindere dal consenso informato del paziente solo se sussistono contemporaneamente queste tre circostanze:

  • ricorrenza di forti disagi psichici che richiedano interventi urgenti;
  • non accettazione delle cure proposte da parte del sottoposto;
  • l’esistenza di circostanze che non permettano misure sanitarie extraospedaliere

L’alter ego del TSO è il TSV che consiste nell’insieme delle procedure sanitarie alle quali viene sottoposta una persona che affetta da un disturbo psichico, decide volontariamente di essere ricoverata presso il servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’Azienda Sanitaria di riferimento, presso una casa di cura accreditata o presso una clinica psichiatrica volontaria per tentare di alleviare i propri disturbi.

A proposito dei Trattamenti sanitari, come dicevamo sopra, acquisisce importanza la nozione di consenso informato che consiste nell’accettazione che il paziente esprime per un trattamento sanitario, in maniera libera e non mediata dai familiari, dopo essere stato informato sulle modalità di esecuzione, i benefici, gli effetti collaterali, i rischi ragionevolmente prevedibili e l’esistenza di valide alternative terapeutiche.

Per sottolineare l’importanza della libertà di scelta davanti a un’offerta di trattamento, il modulo del consenso informato prevede la possibilità di esprimere il proprio contenuto negativo a riguardo.

La Cassazione ad oggi conferma la prassi dello stato delle cose attuali, secondo cui dunque per un trattamento sanitario obbligatorio, decade la volontà del sottoposto.

La cosa che tutti ci auguriamo è che, un giorno, la pratica del TSO possa diventare sempre più rara fino quasi ad estinguersi.

 

Per approfondimenti:

Trattamento sanitario obbligatorio: le procedure indicate dalla Cassazione