Sono 31 i Paesi che a Parigi il 16 e il 17 giugno hanno firmato la Dichiarazione congiunta sulla Salute Mentale, durante una Conferenza Internazionale promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute francese.
L’obiettivo cardine è far fronte alla domanda attraverso soluzioni condivise, che necessitano imprescindibilmente della cooperazione dei diversi agenti territoriali.
Per proteggere e promuovere la salute mentale e il benessere diviene fondamentale il concetto di “salute mentale in tutte le politiche pubbliche”; questo vuol dire che promuovere la salute mentale e prevenirne le problematiche è responsabilità di tutti i settori governativi, tra cui agricoltura, cultura, difesa, istruzione, occupazione, energia, ambiente, famiglia, finanze, edilizia, innovazione, giustizia, forze dell’ordine, migrazione, sport, trasporti e servizi sociali. Meccanismi di coordinamento tra tutti i settori sono essenziali per attuare politiche di salute mentale efficaci.
Impegni chiave
Attraverso sforzi coordinati, i Paesi si impegnano a sviluppare, attuare e monitorare politiche nazionali e locali che:
- Allineino i finanziamenti tra settori e livelli di governo, garantendo responsabilità condivisa per migliorare il benessere, prevenendo problematiche di salute mentale e promuovendo il recupero;
- Promuovano le connessioni sociali con spazi pubblici e iniziative educative che contrastino stigma e discriminazione (es. abitazioni inclusive, attività artistiche, sportive, culturali, spazi per comunità inclusive, campagne informative);
- Coinvolgano scuole, università, carceri, luoghi di lavoro, media, ONG, agricoltura, sanità e servizi sociali nello sviluppo di politiche e programmi per il benessere mentale, promuovendo competenze psicosociali e prevenzione del suicidio;
- Includano sin dall’inizio, con un approccio co-creativo, le persone con esperienza vissuta, le famiglie e i caregiver nella progettazione e valutazione delle politiche pubbliche;
- Rimodellino gli ambienti comunitari, con il supporto della comunità scientifica, fornendo strumenti e conoscenze a luoghi di lavoro, pianificatori urbani, forze dell’ordine, sanità e altri settori;
- Garantiscano accesso equo ai servizi comunitari per proteggere la salute mentale e supportare il recupero, anche integrando la salute mentale nei piani di emergenza, resilienza e ripresa;
- Rendano sicuri gli spazi digitali e regolamentino le risorse online, con evidenze aggiornate e partenariati pubblico-privati affidabili;
- Facilitino l’accesso ai diritti sociali, come il trasporto pubblico adattato, strumenti di comunicazione accessibili e semplificazione amministrativa;
- Assicurino l’aderenza alle convenzioni ONU sui diritti delle persone con disabilità e sui diritti dell’infanzia, adottando un approccio basato sui diritti e includendo le voci delle persone interessate.
Per rafforzare la collaborazione intersettoriale, i Paesi si impegnano a:
• Costituire comitati consultivi multisettoriali e coordinare dialoghi politici ad alto livello;
• Istituire o rafforzare squadre nazionali per il coordinamento delle politiche sulla salute mentale, con la partecipazione di persone con esperienza vissuta, famiglie, caregiver, settore privato e ONG;
• Garantire che tutte le strategie nazionali per la salute mentale siano sviluppate con la partecipazione di tutti i ministeri rilevanti;
• Ottimizzare risorse finanziarie, umane e tecniche per facilitare la coordinazione intersettoriale e implementare meccanismi comuni di monitoraggio e valutazione;
• Rafforzare il ruolo degli attori locali, come municipalità e governi locali, nella realizzazione di politiche intersettoriali.
Nell’elenco dei firmatari compaiono, oltre all’Italia: Armenia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Moldavia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ucraina.