L’uso non consapevole degli psicofarmaci mette a rischio l’incolumità degli adolescenti

L’uso non consapevole degli psicofarmaci mette a rischio l’incolumità degli adolescenti

In Italia rispetto ai dati del 1996 e del 2007 le statistiche rivelano che il numero di adolescenti che abusano di psicofarmaci e in special modo di benzodiazepine è notevolmente aumentato.

È ciò che rivela lo studio ESPAD dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), pubblicato dalla Società di Neuropsicofarmacologia. 

Uno dei fattori principali che influenzano il ricorso ai farmaci negli ultimi anni è l’incremento e l’estensione di stati depressivi, di stati d’ansia, nevrosi e scollamento dalla realtà nella popolazione giovanile.

Le ricerche dimostrano che spesso i giovani ricorrono ai farmaci perché questi sono quasi sempre facilmente disponibili e alla portata agevole.  Non è infrequente che siano proprio i genitori a usarli  perché prescritti dal medico di base e a non tenerli custoditi in modo sicuro.

Oggi è risaputo come l’uso di benzodiazepine incontrollato crei dipendenza e assuefazione, così come ne sono noti anche gli effetti collaterali. Ciò non toglie nulla al loro valore e utilizzo ponderato che, insieme ad un percorso terapeutico integrato, sono fondamentali per la presa in cura e la gestione dei disturbi mentali nei giovani.

Sempre di più accade che i giovani che hanno disturbi depressivi e ansiosi, si avvicinano agli psicofarmaci come soluzione immediata per sentirsi meglio; molto spesso si evidenzia una comorbidità per cui si innesca un meccanismo per cui gli adolescenti ricercano, oltre ad una temporanea attenuazione dei disturbi depressivi, forme di distrazione, allontanamento dai problemi inter-familiari, insomma una soluzione momentanea dall’alienazione. Senza essere a conoscenza degli effetti deleteri dati dall’uso incontrollato, con conseguente stato di tossicità e dipendenza da quel determinato farmaco.

È importante ricordare come l’adolescenza sia il momento evolutivo più tumultuoso, che espone i giovani a una serie di perturbazioni senza avere una piena consapevolezza di sé, senza disporre di quell’assetto mentale, psicologico, emotivo che regoli in modo maturo e responsabile le scelte e le esperienze che vivono. Per questo hanno bisogno di un adulto affidabile che che possa insegnare loro l’arte e la capacità di regolare le emozioni.

Là dove ciò non sia possibile è consigliato un rimando a team di operatori per ridurre il rischio di affidarsi a cure fai da te controproducenti.

Proprio per questo la Società Psicoanalitica Italiana (PSI) si è mobilitata negli ultimi anni, per la garanzia e sostegno alla persona di figure basilari, al pari del medico di base, come lo psichiatra e lo psicologo. Anche i più giovani possono usufruirne nei momenti più difficili della propria esistenza.

Visti i molteplici effetti collaterali dei farmaci, anche una adeguata campagna informativa rivolta agli adolescenti potrebbe aiutarli ad uscire da situazioni non previste di abuso farmacologico e di cronicizzazione del problema.

 

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