L’innocenza smarrita per una dignità da ritrovare dentro e soprattutto fuori le sbarre

L’innocenza smarrita per una dignità da ritrovare dentro e soprattutto fuori le sbarre

Zone d’ombra di una sentenza opaca in un processo oscuro.

“Sono innocente!”

È con queste parole che gran parte degli inquisiti si professa davanti agli scranni della legge, a meno che davanti all’ineluttabilità dei fatti si presenti un più stoico “sono colpevole” facente capo al più antico ma sempre attuale inciso “dura lex sed lex”. E nonostante tutto c’è chi nega di fronte all’evidenza schiacciante di prove contro di lui, ed in ultima analisi chi nega quando tutti sono contro di lui. Ed è proprio questo il caso che andremo ad affrontare. Nel giugno del 1975 due agenti dell’FBI si avvicinarono in una riserva indiana del South Dakota in cerca di un certo Jimmy Eagle, reo di aver assaltato dei ranch. Poco tempo dopo, non appena gli agenti erano vicini ad una macchina, scoppiò una sparatoria dove morirono tre persone: un nativo per il quale non si aprì mai alcun processo e due agenti dell’FBI per i quali invece venne istituito un procedimento per valutare chi li avesse uccisi. Leonard Peltier venne incriminato “grazie” alla testimonianza di una donna, Myrtle Poor Bear, che dichiarò che era stato proprio lui ad aver ucciso i due federali. Ne seguì il processo nel 1977 a Fargo, nel North Dakota, che si concluse con la sentenza per Peltier di scontare due ergastoli. In questa occasione tuttavia non fu ritenuto opportuno riascoltare la testimonianza di Poor Bear che aveva, nel frattempo, ritrattato la sua dichiarazione asserendo che la sua prima testimonianza (quella che inchiodava Peltier, per intenderci) gli era stata estorta dai federali con minacce, vessazioni ed oltraggi.

Al giorno d’oggi quello che negli anni settanta era uno dei più grandi leader dei movimenti nativi ha ottanta anni ed è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza della Florida in pessime condizioni di salute. Inutile fu il tentativo nel 1980 dei suoi legali di riaprire il processo grazie a delle nuove prove balistiche: tutto ciò venne respinto nel 1986. Inoltre, anche le domande di grazia sono state respinte dai presidenti degli Stati Uniti Bill Clinton, Donald Trump e Joe Biden.

Tutta questa storia intrisa purtroppo di razzismo e pregiudizio è ascoltabile in un podcast di Amnesty International chiamato Ellissi, ed è fruibile nella seconda stagione. La vicenda è narrata con uno stile incalzante e tagliente atto a spezzare i nodi di questo raggiro fatto di menzogne, reticenze e menefreghismo.

 

Ellissi è una serie di Podcast, realizzati per Amnesty Inernational, che raccoglie le storie di persone i cui diritti umani vengono negati e non possono raccontarle. La voce di Gianmarco Saurino cerca di illuminare – e di amplificare – spazi e voci vuote. Come quelle parti di frasi che vengono omesse, date per scontate, ma che ci sono, e che hanno un nome preciso: Ellissi.