L’importanza della comunicazione e della rete nel fronteggiare il disturbo psichico

L’importanza della comunicazione e della rete nel fronteggiare il disturbo psichico

Da un’indagine Rai il 60% delle persone lamenta un qualche disagio mentale: sono circa 17 milioni le persone interessate da depressione, ansia grave e altro.

Massimo Cozza – Direttore del Dipartimento Salute Mentale Asl Roma 2 –  è stato intervistato da “Basta la salute”, un programma di Rai News, nella puntata del 11/10/2023 per esplicitare la risposta che i servizi territoriali offrono per fronteggiare il disagio mentale.

Per le patologie gravi mentali esiste una rete pubblica di servizi sul territorio anche per i minori, organizzata nei Dipartimenti di Salute Mentale: sono 360 in tutta Italia. (Guarda la mappa dei servizi).

Ma sono veramente sufficienti?

Tutto si basa sulla relazione di uno con l’altro: i servizi sul territorio quindi bastano sì, ma è necessario aumentare il numero di operatori che agiscono ed operano con gli utenti.

Un problema che è emerso dalla ricerca presentata in Rai è quello dell’incremento dell’automedicazione o del “fai da te” con i farmaci: secondo il dottor Cozza è una pratica molto sbagliata perché gli psicofarmaci non vanno assunti con leggerezza. Inoltre, la risposta al disagio non è soltanto farmacologica, ma anche psicologica, psicoterapica, riabilitativa e volta all’inserimento lavorativo.

Dopo la pandemia, dato il peggioramento delle condizioni mentali degli italiani,  si è pensato al “bonus psicologo”, ma  è davvero la risposta al problema? Non lo è in effetti, dice il direttore, perché è una risposta parziale in qualche modo.

Il tentativo di Romens, la seconda edizione del Festival della Salute Mentale, è quello di parlare di salute mentale, perché ancora oggi, dopo 45 anni di chiusura dei manicomi, nel 1978, ci si vergogna di parlarne e soprattutto di chiedere aiuto. Questo va combattuto con dedizione, come lo stigma e il pregiudizio che circonda l’argomento.

Oggi ci sono gli strumenti per aiutare le persone con grave patologia, in alternativa ai manicomi, come i già citati Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), i centri diurni, le strutture residenziali e i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) negli ospedali.

Gli appartamenti, ad esempio, sono sia una scelta di vita che un luogo di riabilitazione dove il paziente, anche quello definito grave, può imparare come si gestisce una casa e anche la rete territoriale.

Il servizio pubblico e l’associazione di rete dei famigliari può stare vicino ai parenti delle persone che hanno gravi comportamenti, anche perché può capitare che chi soffre di disturbi mentali non ne sia consapevole e non si voglia curare.

Fondamentali sono le “professioni del comparto”, che non sono assolutamente secondarie in importanza, come gli infermieri, i terapisti della riabilitazione psichiatrica, gli assistenti sociali e tante altre figure professionali. Esse dovrebbero aumentare anzi per sostenere il sempre maggiore numero di persone bisognose di sostegno psicologico e psicoterapeutico.

Si spera che, con una nuova politica sanitaria, si riesca a migliorare l’attenzione sulla condizione mentale degli italiani (minori o adulti che siano) nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli.