La Fattoria di Alice: dialogo e intervista

La Fattoria di Alice: dialogo e intervista

Finalmente, dopo mesi di restrizioni e di chiusure, giovedì 14 ottobre il Centro Studi e Documentazione è tornato ad uscir fuori per una giornata di approfondimenti.

Durante la mattinata abbiamo scelto di incontrare alle porte della città di Viterbo la realtà della Fattoria di Alice, situata sulla strada Tuscanese n° 20. La Fattoria con i suoi spazi aperti e le sue caratteristiche peculiari, come la collaborazione e gli obiettivi come il reinserimento sociale e lavorativo e l’abbattimento dello stigma, ci è parsa in sintonia con gli obiettivi del CSD.

Qui di seguito riportiamo l’intervista svoltasi presso lo chalet della Fattoria. La nostra visita alla Fattoria fa parte di un progetto più ampio che, in linea col nostro credo “Diffondere Cultura per Diffondere Salute”, ci porta ad esplorare altre realtà sul territorio.

Del personale della Fattoria di Alice incontriamo Emily A. e l’agronoma Luciana R., alle quali abbiamo posto le seguenti domande:

1) Da chi è nata l’idea di aprire questa fattoria?

La fattoria di Alice è stata aperta negli anni ‘90 con lo scopo di fare attività di riabilitazione e inclusione, rivolta a tutte le persone appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, non solo al disagio relativo alla salute mentale.

2) Da quanto tempo vi occupate della fattoria?

L’inaugurazione c’è stata nel 2005, quindi da 16 anni, con attività impostate sulla Fattoria e sull’orto.

3) Come mai avete ridimensionato l’allevamento?

Perché è importante che l’attività sia anche produttiva, infatti l’attività è biologica (non si usano né ormoni né antibiotici), abbiamo un problema di predazione e abbiamo trovato le galline sgozzate. Le galline non superano i 50 capi e le loro uova sono di galline allevate a terra non biologiche certificate; infatti le abbiamo tolte dal biologico per ridurre i costi di produzione.

4) Quali sono le attività che si svolgono nella fattoria?

Abbiamo l’orto che si è ampliato con tre orti misti in campo aperto (senza serre) e dove si producono ortaggi, un po’ di frutta d’estate come meloni, fragole e more; poi c’è un piccolo frutteto e piante sparse come albicocche e susine; ci sono 2 ettari e mezzo di uliveti con la produzione di olio, poi c’è un punto vendita aziendale con vendita diretta al pubblico ma anche mercati a Viterbo e gruppi di acquisto a Formello. Da 5 anni abbiamo aperto un laboratorio di trasformazione con produzione di sottoli, confetture, creme salate, composte, salsine agrodolci e nettari. Dal 2020 abbiamo iniziato la prima gamma evoluta, ossia relativa alla verdura fresca. Abbiamo la semi-preparazione delle verdure, le tagliamo, le puliamo e le confezioniamo. Quindi riassumendo abbiamo attività ortiva, il punto vendita e mercato, la preparazione delle cassette di gruppi d’acquisto e il laboratorio di trasformazione.

5) Da chi è composto il personale che lavora nell’azienda agricola?

Il personale che lavora in fattoria è misto: ci sono gli educatori, i commessi, il vivaista, l’agronomo, il perito tecnico agrario, l’operaio che esegue la raccolta nei campi, il terapista occupazionale e i soci lavoratori svantaggiati.

6) Quali sono i risultati che dà il vostro lavoro?

Nel corso degli anni ci sono stati cambiamenti e tanti risultati, come ad esempio quando un ragazzo, alla fine del percorso, è valido ed è pronto per essere assunto. L’agricoltura sociale procura un benessere nella persona mentre svolge attività produttiva, si comprende come nasce la vita, come ce ne si prende cura e si vede cosa si è riusciti a creare. Un altro risultato è l’inserimento in società a chi ha delle difficoltà, inoltre la Fattoria è un posto aperto dove vengono i viterbesi e che è messo a disposizione della cittadinanza. L’agricoltura permette di spaziare in più attività dove ogni ragazzo riesce a fare quello che più gli piace.

7) Fate corsi di formazione?

No, si imparano le cose facendole direttamente.

8) Come vi rapportate con il territorio?

Tra le tante attività abbiamo aperto anche un ristorante, Sosteria 38, ad Acquapendente (Viterbo), dove lavorano alcuni ragazzi della fattoria che sono impegnati nella preparazione dei pasti, e nel servizio al tavolo. I prodotti del ristorante provengono dall’agricoltura sociale, dalla Fattoria di Alice o sono prodotti di spicco della Tuscia. C’è un menù speciale per i pellegrini, ci sono anche delle camere d’albergo e la pizzeria. Inoltre è importante per noi avere un rapporto con le Istituzioni e le ASL.

9) Come giungono i ragazzi da voi?

Arrivano tramite il PAI (Piano Assistenziale Individuale); vengono dalle ASL o dai Comuni, oppure dai tirocini formativi o universitari, ci sono persone che devono effettuare uno sconto della pena e chi deve fare un’attività di pubblica utilità; provengono poi dal DSM (Dipartimento di Salute Mentale) dal Servizio del Disabile Adulto e dal Servizio Tossicodipendenze.

10) Quali sono i vostri obiettivi e come vedete il vostro futuro?

Ci sono stati molti cambiamenti in tutti questi anni e non sappiamo se in futuro si potrà ampliare ancora l’attività. L’obiettivo principale è l’inserimento in società per tutti i ragazzi, entrare o rientrare nel mondo del lavoro. La fattoria di Alice è un posto di passaggio dove si creano anche dei legami dove le persone fanno un percorso augurandoci che la società sia pronta a ricevere queste persone. L’augurio è quello di trovare datori di lavoro illuminati che li accolgano oltre a quelli di nostra conoscenza che già lo fanno, lo scopo è anche di abbattere lo stigma, far conoscere il mondo reale per quello che è e che ci sia apertura sociale.

11) Quali sono le esperienze riabilitative che testimoniano il vostro lavoro?

Abbiamo l’esperienza di Massimo (ce lo presentano) che si occupa di cucina, confezionare marmellate, chiudere i barattoli, che è l’attività che preferisce, ed in passato ha anche guidato il trattore.

12) Tra tutte le attività che voi avete quali sono quelle che gli utenti apprezzano di più?

La cura degli animali, la vigna e l’orto.

13) Collaborate anche con centri sociali?

No, collaboriamo solo con cooperative e aziende.


Ringraziamo tutti i componenti della Fattoria di Alice, Emily A. e Luciana R. per averci dedicato del tempo e per la loro disponibilità nell’averci concesso questa intervista. La mattinata si è svolta anche nel Giardino Esperienziale della Fattoria che le nostre due guide ci hanno mostrato e che noi del CSD, con i suoi spazi ludici all’aperto, abbiamo particolarmente apprezzato.

Questa esperienza ci ha insegnato che non è detto che chi abbia difficoltà non possieda le giuste risorse per avere un impiego, e che egli può ugualmente trovare il suo posto nel mondo offrendo il suo contributo mettendolo a disposizione della società che come in questo caso si dimostra in grado di accogliere.

Inoltre questo quello che ci ha trasmesso la Fattoria di Alice, un ambiente dove è la passione per il proprio lavoro a fare la differenza: la missione di riabilitazione che hanno e che abbiamo adottato la si può toccare con mano vedendo e parlando con persone che con le loro molteplici attività danno spazio alla loro positività e voglia di mettersi in gioco. Tra le mansioni ci sono la cura dell’orto, il laboratorio di confetture e la vendita al pubblico dei lavorati.

Gli obiettivi con la Fattoria sono sincretici e passando del tempo con loro ci siamo resi ancora più consapevoli di questa unione.

 

A cura di Giuseppe Pietropaolo e Valeria Tortora.