Da sempre interessati al rapporto tra Arte, Cultura e Salute Mentale, parliamo qui del progetto ASBA (Anxiety, Stress, Brain-friendly museum Approach – Il museo alleato del cervello contro ansia e stress).
È oggettivo e osservabile il fatto che i problemi di salute mentale sono in crescita, soprattutto dopo il covid (Archivio ISS, 2022). E sempre più persone, professionisti e non, si sono attivate per fronteggiare un’ondata senza precedenti. In prima linea abbiamo ovviamente la psicofarmacologia, un alleato importantissimo per il contenimento e la gestione del disagio.
Per far fronte a un problema esistono vari strumenti, la psicofarmacologia, la psicoterapia e metodi/modi che l’individuo sviluppa per far fronte al disagio nella vita di tutti i giorni.
Tra questi uno dei più conosciuti e universalmente accettati è la pratica della mindfulness (Chris Mace, Mindfulness e salute mentale), ovvero la capacità di spostare il focus dell’attenzione dal sintomo disturbante agli elementi di realtà che ci circondano: possiamo concentrarci sulla respirazione, sui suoni e i rumori che sentiamo, o anche sulle nostre percezioni tattili.
La verità è che la soluzione non è sempre ascrivibile alla prescrizione medica ma assumono un valore fondamentale le risorse costruite dall’individuo, tra cui l’attività fisica e la prescrizione sociale.
Ma la più recente scoperta è che anche la cultura aiuta significativamente la gestione di ansia, stress o depressione: questo è emerso alla conclusione di una ricerca scientifica pubblicata dall’Università degli Studi di Milano Bicocca che ha avuto luogo all’entrata di un museo di Bologna e che ha visto coinvolte circa 350 persone.
Queste ultime dovevano, ovviamente su base anonima e volontaria, sottoporsi a un test salivare all’entrata e all’uscita del museo. È quindi emerso, sorprendentemente, che solo semplicemente stando a contatto con la cultura, l’ansia, lo stress e la depressione diminuiscono significativamente.
Tutto ciò è inaspettato, è vero, ma già di meno se si considerano le attività cerebrali del singolo durante una visita in un luogo di cultura: sono infatti estremamente simili a quelle viste durante la pratica della mindfulness. L’individuo è infatti concentrato su ciò che vede, e molto meno sui suoi pensieri, e di conseguenza su un potenziale disagio; in più entra in empatia con l’oggetto artistico e con le emozioni trasmessegli dall’arte. Da ciò ne consegue il potere di percepire le emozioni e sensazioni in modo più gestibile.
Per concludere, l’arte è ufficialmente diventata uno dei modi consigliati per contenere il disagio psicologico, un potente alleato nella cura della persona, nel contenimento del disagio e di conseguenza dell’intero mondo della salute mentale.
Per approfondimenti:
Università degli studi di Milano