In occasione del Giubileo della Salute mentale che si è svolto presso la Pontificia Università Lateranense, Fabrizio D’Alba (Presidente di Federsanità e direttore generale del Policlinico Umberto I) ha rilasciato una intervista a Quotidiano Sanità sostenendo, innanzitutto, che occorre prestare attenzione particolare su tre fronti: la salute mentale per gli anziani, quella per i giovani e la costruzione di un network territoriale per le cure. È infatti noto che gli anziani (poiché sono sempre di più nel nostro Paese a causa di un indice di natalità basso e di un allungamento della speranza di vita) possano soffrire con il tempo di malattie neurodegenerative. Quindi si necessita di una risposta nella diminuzione dei tempi d’attesa, del miglioramento dei pronto soccorso e della qualità delle cure. Ma tutto ciò non basta, in quanto la salute mentale è un tema che riguarda anche i giovani ed in particolare l’accesso alle cure dei CSM che fanno un lavoro preziosissimo.
Ma “perché” si chiede D’Alba “se nessuno bussa alla porta dello sportello di un Centro di Salute Mentale il sistema non riesce ad intercettare il bisogno?” Perché manca la consapevolezza del cittadino e della politica e per questo si necessita un cambio di rotta. La consapevolezza crea un collegamento tra persona con disagio e strutture territoriali. Queste in concreto devono offrire le giuste sinergie e collaborazione per delle cure sempre più mirate ad un’attenzione strategica per tutte le fasce d’età, in particolare quella dei giovani, affinché essi si trovino inseriti a pieno nel tessuto sociale e siano realizzati e produttivi.