Il Ministero per la Salute ha trasmesso alla conferenza Unificata il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale (PANSM) 2025-2030 predisposto dal Tavolo Tecnico per la Salute Mentale.
Molti articoli sono stati dedicati questa settimana al documento, e si registrano già le prime reazioni: proviamo a darne sinteticamente una eco.
- CNOP sul Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025 – 2030
La presidente del Consiglio nazionale degli psicologi Maria Antonietta Gulino, a riguardo del Piano nazionale per la Salute mentale, ha annunciato che l’inserimento della figura dello psicologo di base nel Piano è un passo avanti per mettere la salute mentale al centro della conversazione all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.
Sottolinea che serve un’attuazione concreta della riforma sul territorio nazionale, per mettere in pratica queste proposte e garantire il diritto alla salute di ogni cittadino, fornendo servizi di qualità e integrazione con le altre professioni sanitarie. Uno dei benefici di questo progetto sarebbe la prevenzione nei primi segnali di disagio, prima che il disagio si cronicizzi o diventi un’emergenza.
L’obiettivo finale è “costruire una rete capillare, competente e realmente orientata al benessere psicologico delle persone”, conclude Gulino.
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- AUPI, Associazione Unitaria Psicologi Italiani
L’AUPI si è espresso sulla bozza del nuovo piano per la Salute Mentale 2025-2030; nella dichiarazione rilasciata emerge una profonda insoddisfazione su di esso sotto molti aspetti: il segretario generale nazionale Ivan Iacob si dice colpito innanzitutto dal linguaggio vetusto e annoso che fatica ad abbracciare la complessità della società odierna, in continua evoluzione ma che soprattutto non vede il bisogno psicologico come centrale nel benessere collettivo. Inoltre viene sottolineata la confusione tra ruoli, ambiti e finalità, e la tendenza preoccupante a richiamare il sistema sanitario a supporto del sistema giudiziario, creando una pericolosa commistione tra ambiti diversi, rispecchiata anche dall’intenzione di utilizzare risorse economiche e professionali per problematiche di natura giudiziaria.
Per concludere, nonostante vi siano numerosi spunti interessanti (il riferimento al benessere bio-psico-sociale), questi ultimi vengono schiacciati da un impianto generale inadeguato, una visione della società abbondantemente superata e soprattutto un mancato coinvolgimento delle figure psicologiche all’interno del piano.
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- Coordinamento Nazionale delle Organizzazioni ADHD
Il Coordinamento Nazionale delle Organizzazioni ADHD si è espresso totalmente a favore in una lettera a Quotidiano Sanità, definendo il piano come “un passo avanti nel panorama delle politiche sanitarie italiane”. Nella lettera Cristina Lemme – Presidente dell’associazione ADHD Italia – spiega le motivazioni per cui il piano si presenta come “uno strumento strategico e operativo essenziale”: il documento è in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, basandosi sulla visione inclusiva del “One Mental Health”; viene data attenzione alla persona in ogni fase della sua vita, riconoscendo la necessità di interventi terapeutici personalizzati e di una continuità assistenziale; viene valorizzato il ruolo delle famiglie, del terzo settore e della comunità e vengono favoriti percorsi di cura che promuovono l’inclusione sociale e la riduzione dello stigma.
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- L’opinione di Andrea Angelozzi
Di tutt’altro tenore l’opinione riportata su Quotidiano Sanità a firma Andrea Angelozzi. I motivi di critica espressi possono essere riportati rapidamente attraverso la loro indicizzazione:
- Mancanza di un’analisi dettagliata dei dati e delle criticità attuali
- Un modello irrigidito di Dipartimento
- Assenza di un piano concreto per il personale
- Il superamento delle frammentazioni rimane un’illusione
- Debolezza del monitoraggio
- Ripetizione di contenuti preesistenti
- Formazione e ricerca solo accennate
- L’inarrestabile privatizzazione
- Il problema del ricovero dei minori