I dati dell’OMS confermano la preoccupante situazione degli operatori sanitari

I dati dell’OMS confermano la preoccupante situazione degli operatori sanitari

In occasione della Giornata della Salute Mentale (10 ottobre) è stata pubblicata la nuova indagine MeND – Mental Health of Nurses and Doctors dall’OMS/Europa, che raccoglie le testimonianze del personale sanitario di 29 paesi europei riguardo il loro benessere mentale.

Lo studio ha analizzato i dati ottenuti dalle risposte al sondaggio somministrato nel 2024 a 122.048 operatori sanitari europei, rendendolo la ricerca di questo tipo più estesa fino ad ora.

I dati raccolti hanno evidenziato quanto siano elevate le percentuali di stress e disturbi mentali in questa professione; infatti un operatore su tre dichiara di avere sintomi compatibili con un disordine depressivo, mentre una persona su quattro denuncia problemi di ansia. Generalmente infermiere e dottoresse mostrano una percentuale più alta di depressione e ansia, mentre gli operatori di genere maschile hanno una tendenza maggiore all’alcolismo (6% contro il 3% femminile).

I risultati dello studio sono allarmanti: si è riscontrato un aumento dei problemi di depressione, ansia e dipendenze correlato a turni di lavoro troppo lunghi, contratti di lavoro precari, orari di lavoro sregolati e turni di notte.

L’incertezza sulla stabilità del lavoro è però solo una delle criticità evidenziate; si notano anche le violenze subite dagli operatori sanitari a contatto con il pubblico e le difficoltà nelle dinamiche con i colleghi.

Gli operatori sanitari però per la maggior parte considerano il loro lavoro ancora in maniera positiva, nonostante le numerose difficoltà riscontrate. Solo il 10% dei medici e il 16% degli infermieri italiani pensa di cambiare lavoro, una percentuale comunque allarmante quanto alta, e che potrebbe aumentare se non si creeranno le giuste reti di supporto.

L’OMS è molto chiaro sulle azioni che le nazioni europee dovranno intraprendere per aiutare i loro operatori e qui, di seguito, se ne elencano alcune.

Si tratta di mettere in pratica delle politiche di tolleranza zero su bullismo e violenze contro il personale sanitario, rendendo anche più facile segnalare questo tipo di incidenti, oltre a migliorare la flessibilità dei turni di lavoro del personale, limitando turni troppo lunghi e riducendo il carico di lavoro. Un’altra possibile soluzione sarebbe quella di incoraggiare pause lunghe tra un turno e l’altro, insieme a un maggior supporto anche normativo del monitoraggio e della compensazione del lavoro straordinario, che contribuirebbero ad alleggerire il carico di stress e ansia rispetto all’organizzazione del lavoro.

Si potrebbe inoltre dare spazio alla formazione di personale nei ruoli di leadership: ciò permetterebbe di dare supporto agli operatori, aumentare l’autonomia dello staff ed elevare la qualità di vita all’interno dei luoghi di lavoro.

Come ultima proposta vi è quella di creare sportelli di supporto per la salute mentale e l’abuso di sostanze accessibili a tutti gli operatori; quest’azione incoraggerebbe i dipendenti a chiedere aiuto in maniera anonima.

Una spinta ad iniziative di questo tipo deve essere portata avanti dalla collaborazione tra la classe politica di ogni nazione, regione e città, oltre che ai professionisti nel settore della salute di ogni grado.

Considerando come la figura dell’operatore sanitario sia fondamentale per il benessere della nostra società, ci si augura che le suddette iniziative siano messe in atto il prima possibile e con continuità.

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