Nuovi approcci farmacologici per contrastare la depressione post partum

Nuovi approcci farmacologici per contrastare la depressione post partum

La depressione post partum è sempre un argomento difficile e spinoso. Se la depressione è in generale un grave disagio psichico,  nello specifico la depressione post partum secondo il Ministero della Salute si manifesta con la tristezza, l’irritabilità, il pianto e il non sentirsi all’altezza degli impegni che attendono la neo mamma con il neonato. Ha un esordio tra la sesta e la dodicesima settimana dopo la nascita del neonato con episodi che perdurano sistematicamente da due a sei mesi (Ministero della Salute).

La depressione post partum (DPP) rappresenta la più rilevante complicanza psichica relativa al puerperio. Pur con ampia variabilità, nel mondo occidentale si stima che colpisca circa il 10-15% delle donne che partoriscono (Epicentro).

Negli Stati Uniti è stata approvata dalla supervisione della Food and Drug Administration, una pillola contro la depressione dopo la nascita del neonato. Il nuovo farmaco è un ormone che agisce a livello neurologico, rappresentando la versione metabolica del progesterone, responsabile degli effetti psichici del progesterone, e inducendo un aumento anche degli estrogeni del 10%, che attutisce il crollo del post partum.

Questo nuovissimo farmaco, lo zuranolone, forma sintetica del progesterone, può essere somministrato alle partorienti americane per un periodo di tempo sufficientemente breve (due settimane). Vale la pena sottolineare che la FDA è un riferimento per le agenzie autorizzative dei farmaci di tutto il mondo occidentale.

Perché sia utilizzato in Italia, l’approvazione di questo recentissimo farmaco dovrà passare attraverso l’ente regolatorio europeo (EMA) e poi per l’Agenzia Italiana del Farmaco.

Finora in Europa sono stati utilizzati soprattutto farmaci serotoninergici (che intervengono sui meccanismi di disponibilità della serotonina) anche per la cura della depressione post partum. Rispetto al nuovo farmaco, i tempi di somministrazione sono più lunghi di circa una settimana. Ulteriore differenza: lo zuranolone viene somministrato per via orale, mentre i farmaci serotoninergici richiedono la somministrazione per via endovenosa.

Ma è davvero una risposta efficace a questo disagio così complesso?

Ci chiediamo: può una semplice pillola risolvere la difficile e umana interazione, quasi simbiotica che intercorre tra madre e figlio?

La dottoressa Emi Bondi, Presidente della Società Italiana di Psichiatria, postula che la depressione post partum si può prevenire. Esistono programmi che mirano a seguire la gestante durante tutto il periodo della crescita nell’utero del bambino, insieme al supporto psicologico e se necessario anche dopo la nascita del neonato.

Infatti, l’aiuto alle neomamme in termini di sostegno, potrebbe forse essere addirittura più efficace di una semplice pillola di un ormone sintetico.

La nascita, in particolare, dovrebbe essere una celebrazione della vita, certo il parto comporta uno sforzo da parte di madre e figlio non indifferente, molto doloroso ed è normale che dopo uno sforzo titanico, come può essere il parto, la donna faccia fatica a volte a prendersi cura del suo bambino. Ma la maternità è una gioia immensa, nonostante la grande fatica del parto e delle sue conseguenze.

Soprattutto se qualcosa non va si dovrebbe imparare a chiedere aiuto come, per esempio, per i disturbi del sonno, eccessiva stanchezza, o se non si crede di essere all’altezza di accudire il proprio figlio, si diventa depresse e si piange.

Quindi, per concludere, se da una parte il farmaco può rappresentare una cura, dall’altra non ci si deve dimenticare di quanto sia importante prevenire. A tale proposito, recentemente è stato pubblicato sull’“European Journal of Medical and Health Sciences  un articolo che, nel sostenere l’importanza della prevenzione, propone un programma psicofisico specifico per le donne in gravidanza. In particolare, si sofferma su due punti essenziali: l’importanza dell’esercizio fisico nella riduzione dei livelli di stress e di complicazioni legate al parto e l’efficacia del sostegno psicologico e dell’educazione nella riduzione della paura dell’ignoto e del rischio di depressione post parto.

Questi studiosi, dunque, confermano la posizione della dott.ssa Bondi e ci ricordano che “prevenire è meglio che curare”.