La salute mentale dei minori: i motivi di preoccupazione in due studi recenti

La salute mentale dei minori: i motivi di preoccupazione in due studi recenti

Un’analisi del WHO Europe e il rapporto OsMed dell’AIFA contribuiscono ad aumentare la preoccupazione sulle condizioni della salute mentale dei minori.

Cominciamo dai dati del rapporto “Child and youth mental health in the WHO European Region. Status and actions to strengthen quality of care”, pubblicato a novembre da WHO Europe. Questo rapporto è la prima analisi concentrata sulla salute mentale di bambini ed adolescenti nei 53 Paesi della zona europea. Fa parte delle iniziative della Pan-European Mental Health Coalition.

Nella regione europea dell’OMS 1 bambino o adolescente su 7, infatti, soffre di una difficoltà mentale. Negli ultimi 15 anni il valore del disagio psicologico e psichiatrico nella fascia d’età 0-19 anni è cresciuto di oltre il 30%. A tutt’oggi, il 25% dei Paesi europei non possiede servizi comunitari per minori e giovani, mentre 1 su 5 non ha attuato nessuna politica nazionale in merito. Mediamente si ha uno psichiatra infantile ogni 76 mila bisognosi di cure.

Le ragazze rientrano nella situazione più critica: 1 su 4 soffre di una difficoltà mentale, tra i 15 e i 19 anni; la prevalente causa di morte tra i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni rimane il suicidio.

WHO Europe consiglia agli Stati membri di trasformare radicalmente i modelli di assistenza, spostando l’attenzione dagli interventi ospedalieri a quelli territoriali e integrati, per prevenire e intercettare precocemente i disturbi. Investire nella qualità e nel personale rimane per il WHO l’opzione imprescindibile. Nel rapporto sono descritte nove azioni chiave che i governi dovrebbero adottare il prima possibile:

  1. sviluppare piani e legislazioni nazionali coordinati;
  2. introdurre incentivi e finanziamenti per migliorare la qualità dei servizi;
  3. fissare standard, protocolli e linee guida cliniche comuni;
  4. promuovere un miglioramento continuo della qualità;
  5. ridisegnare i modelli di servizio attorno ai bisogni di bambini, giovani e caregiver;
  6. coinvolgere famiglie e comunità nei processi decisionali;
  7. potenziare e formare il personale sanitario;
  8. misurare gli esiti clinici e sociali;
  9. condividere esperienze e buone pratiche tra Paesi.

João Breda, responsabile dell’ufficio OMS di Atene, sottolinea l’importanza del rapporto emesso e come l’azione immediata possa aiutare sempre più giovani a ricevere cure di qualità, sostegno, oltre che favorire le fondamenta di sistemi utili alle prossime generazioni. Lo stesso pensa Ledia Lazëri, consulente regionale per la salute mentale di OMS/Europa, aggiungendo come il documento sia uno strumento prezioso per governi e operatori, oltre che per organizzare interventi basati su dati effettivi e per monitorare i progressi successivi.

L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha pubblicato il 10 novembre il rapporto OsMed 2024 sull’uso dei farmaci in Italia, concentrandosi anche sull’utilizzo da parte di bambini e adolescenti. I farmaci più utilizzati risultano essere gli antinfettivi ad uso sistemico, a seguire quelli per l’apparato respiratorio e i preparati ormonali sistemici. Al quarto posto di quelli più prescritti troviamo poi gli antiepilettici, antipsicotici, antidepressivi e gli psicostimolanti, con un consumo dell’8% del totale e un aumento del 4,1% rispetto al 2023.

Ma il dato più “preoccupante” è questo: in meno di 10 anni, dal 2016 ad oggi, l’uso dei farmaci del sistema nervoso centrale è più che raddoppiato, passando da uno 0,26% a un 0,57% (quindi da 20,6 confezioni per 1000 minori a 59,3). Il ricorso agli psicofarmaci sembra crescere con l’aumentare dell’età, raggiungendo il picco massimo all’interno della fascia dai 12 ai 17 anni, in cui è presente un consumo di 129,1 confezione per 1000 persone. Si riscontra che questa crescita sia incrementata soprattutto come conseguenza alla pandemia del COVID-19 e a quello che ha provocato nei più piccoli. Nonostante questo evidente aumento l’Italia rimane comunque più “bassa” rispetto ad altri paesi: nel 2024 infatti la prescrizione di questi farmaci nella popolazione pediatrica si attesta allo 0,57%, versus un 1,61% della Francia e un 24,7%-26,3% degli Stati Uniti d’America.

Per approfondimenti:

Il Report dell’OMS

Il rapporto OsMed 2024