FavolaMente: la nuova rubrica pensata per riscoprire il bambino che è in noi

FavolaMente: la nuova rubrica pensata per riscoprire il bambino che è in noi

Fiabe e favole. Due mondi diversi, facenti parte però di un unico universo, a giovamento del bambino: quest’ultimo, infatti, grazie ad esse impara a superare le difficoltà della vita e alcune situazioni che non sono comprensibili da parte sua a causa della giovane età.

La differenza tra favola e fiaba è semplice: la prima è sempre scritta da un autore, ha per protagonisti animali e alla fine vi è una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano. La fiaba ha, invece, origini popolari molto antiche e non ha una morale.

La fiaba, in particolare, mentre fa divertire e passare il tempo al bimbo, permette allo stesso di conoscersi e di favorire lo sviluppo della sua personalità. Con il suo linguaggio semplice e che fa sognare, permette al bambino di immergersi in un racconto in cui può ritrovarsi.

Le fiabe e le favole non sono utili solo ai bambini, ma anche agli adulti: ogni persona, infatti, anche se cresciuta, mantiene in sé un “fanciullino”, per dirla alla Pascoli.

Proprio per questo abbiamo deciso di inaugurare la nuova rubrica “Favolamente” la quale, a partire proprio da questi racconti fantastici (e tralasciando la parte burbera delle storie reali), può offrire spunti di riflessione in campo psicologico e non solo.

Per ogni favola o fiaba che sceglieremo di esaminare, verrà redatto un articolo sui tratti più psicologici del racconto stesso, a farci ricordare che non sia soltanto “adatta ai bambini”.

I testi fondamentali per iniziare ad approfondire questo mondo sono “La morfologia della fiaba” di Propp e “Il mondo incantato” di Bettelheim.

Nel primo libro si espongono, secondo l’idea dell’autore, quattro tesi fondamentali e trentuno funzioni della fiaba.

Le tesi trovate da Propp sono le seguenti:

  1. “Gli elementi costanti, stabili, della fiaba sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente da chi essi siano e in che modo le assolvano. Esse costituiscono i componenti fondamentali della fiaba”.
  2. “Il numero delle funzioni proprie del racconto di magia è limitato”. In totale, le funzioni individuate da Propp, sono infatti solamente 31.
  3. “La successione delle funzioni è sempre la stessa”. Anche se poche fiabe contengono tutte le funzioni, ciò non infirma la legge della successione.
  4. “Tutte le fiabe, per struttura, sono monotipiche”; ovvero rappresentano innumerevoli variazioni di una serie unica per tutte le fiabe.

Per quanto riguarda le funzioni, ne possiamo ricordare alcune, divise in “funzioni preparatorie”, “esordio”, “ottenimento del mezzo magico”, “acme della fiaba”, “prima conclusione”, “nuovo esordio”, “nuovo ottenimento del mezzo magico”, “nuovo acme della fiaba” e “seconda e ultima conclusione”.

Nel secondo libro di Bettelheim si offre una visione psicanalitica delle fiabe più famose, pur mancando all’autore l’analisi di una serie di prodotti favolistici che, dal dopoguerra in poi, comprendono la produzione Disney, quella dei manga giapponesi ed infine tutta la letteratura favolistica che rende quest’ultima un bene commerciale per i più piccoli.

Riesce comunque egregiamente ad offrire spunti di riflessione e di curiosità per chiunque, anche per chi non è proprio del mondo della psicanalisi e della psicologia.

Si espone perfino la differenza tra mito e fiaba, evidenziando come il primo sia di stampo pessimistico mentre la seconda sia sempre con una fine ottimistica, nonostante ci siano aspetti molto seri e drammatici nelle storie originali.

Vi è data una particolare importanza al concetto di “fase edipica” del bambino (0-7 anni), dove quest’ultimo vive la propria esistenza inizialmente nel caos più totale; poi, crescendo ed acquisendo sempre più consapevolezza, inizia a destreggiarsi in questo “caos” e ad essersene sempre meno in balia.

La fiaba rappresenta una serie di indicazioni che il bambino prende per buone per uscire dalla situazione precedentemente descritta: dividendo i vari ambiti dell’esperienza in personaggi opposti, in questi ultimi sono proiettati i primi ma anche le paure stesse del bimbo.

Speriamo che questa rubrica vi dia un nuovo spunto per interpretare le fiabe e le favole, in una visione non solo “da bambini” ma anche “magica”.