Basaglia: l’eco di un passato che guarda al futuro e che risuona nelle nostre coscienze

Basaglia: l’eco di un passato che guarda al futuro e che risuona nelle nostre coscienze

Il 13 maggio 1978 veniva approvata definitivamente la legge 180.

Come ricordare la figura di Franco Basaglia in occasione del 47esimo anniversario di quella legge che, convenzionalmente, porta il suo nome? Vogliamo farlo ripercorrendo le tappe che portarono alla legge 180. E queste tappe fanno parte del vissuto di Franco. Partendo dal fatto che fu rinchiuso in un carcere della RSI (Repubblica Sociale Italiana) dove sperimentò su sé stesso la reclusione. Si laureò poi in medicina nel 1949, specializzandosi nello studio delle malattie nervose e mentali (1953). Approfondì molto i suoi studi scrivendo volumi e articoli su riviste inerenti la farmacologia e la psichiatria; questo fino al contatto con la cruda realtà manicomiale che avvenne solo nel 1961, quando vinse il concorso per entrare nella direzione dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Qui finalmente si accorse delle condizioni disumane in cui versavano i pazienti sottoposti a segregazione ed elettroshock. Ad un forte impatto, determinato dalla situazione manicomiale, corrisponde una forte ed umana risposta da parte di Basaglia: tolse ai pazienti le camicie di forza e per rendere più umani i rapporti decise di abolire il camice bianco per i medici, così da stabilire un contatto più umano con i pazienti. Successivamente venne abolito l’elettroshock e introdotto il lavoro di gruppo tra medici e utenti. A questo periodo di apertura tuttavia, non mancarono le critiche verso le sue modalità, che sfruttarono anche un fatto di cronaca: una persona con un disagio mentale, in permesso premio concesso dallo stesso Basaglia, uccise la moglie. Ne seguì un processo dove alla fine Basaglia fu assolto.

Lasciata la direzione dell’ospedale di Gorizia, nel 1971 iniziò a dirigere il manicomio di Trieste. Qui applicò le stesse misure già adottate a Gorizia, e in più fondò una cooperativa sociale: la Cooperativa Sociale Lavoratori Uniti (CLU), dove lavoravano uomini e donne che erano stati internati, per riabilitarli a livello sociale, professionale e umano.
Una curiosità interessante è che, effettivamente, Basaglia della legge 180 non era del tutto entusiasta, in quanto riteneva che le strutture manicomiali dovessero essere represse repentinamente, mentre la legge in questione impediva l’aumentare degli utenti dei manicomi, ma non prevedeva l’abolizione degli stessi; per intenderci, era una chiusura progressiva.
Basaglia avrebbe voluto molto di più. Tuttavia la legge darà i suoi frutti successivamente. Nei venti anni successivi il movimento riformista continuerà ad innovare ed implementare il sistema dei servizi, soprattutto quelli territoriali, arrivando a definirne le forme istituzionali e funzionali così come le conosciamo oggi.

A ricordo di quel periodo fondativo della rivoluzione basagliana il Teatro Tor bella Monaca di Roma ha ospitato lo spettacolo “TRA PARENTESI-la vera storia di un’impensabile liberazione” lo spettacolo, con regia di Erika Rossi, è stato scritto ed interpretato da Massimo Cirri, conduttore radiofonico ma anche psicologo e Peppe dell’Acqua, psichiatra che lavorò a Trieste con Basaglia.

Per saperne di più: un articolo su Repubblica