Quanto conta l’uso delle parole ai fini della divulgazione mediatica per la salute mentale?
Tanto, troppo. Per questo, per l’impatto che hanno sulla percezione collettiva nasce il Vademecum, una guida capace di offrireuna terminologia appropriata orientata al rispetto e all’inclusione piuttosto che alla stigmatizzazione.
È rivolto soprattutto a chi cura l’informazione come giornalisti, redattori ed editori, ma anche educatori e docenti, con il fine di promuovere un linguaggio sempre più consapevole e meno discriminante.
Il Vademecum è stato ideato dal Direttore del DSM-DP dell’Asl Roma 2 Massimo Cozza, da Emanuele Caroppo Dirigente Psichiatra UOC CSM d4 e dall’Ordine dei Giornalisti, all’interno dell’edizione 2025 del Festival della Salute Mentale “Ro.Mens”, giunto alla sua quarta edizione. Si è scelto appunto di non utilizzare il termine stigma, a partire dalla denominazione del Festival: “per l’inclusione e contro il pregiudizio”, quindi con un’accezione positiva.
Il Vademecum è stato presentato per la prima volta al Salone Internazionale del Libro a Torino, nella giornata del 19 maggio, con la partecipazione di Roberto Natale, consigliere di amministrazione della RAI, Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2, Daniela de Robert, e Lorenzo Sani, entrambi consiglieri nazionali dell’Ordine dei giornalisti.
“Non c’è salute senza salute mentale”: è la frase citata dall’OMS, per sottolineare come l’importanza di quest’ultima sia equiparabile a quella fisica.
Bisogna fare però attenzione a definire la malattia mentale, dice Massimo Cozza, nel suo intervento al Salone del Libro (vedi video sotto) che ha una matrice bio-psico-sociale e quindi origini multifattoriali. Cioè bisogna sempre avere in mente che sia la componente genetica, sia quella individuale psicologica che quella sociale possono sinergicamente concorrere all’insorgenza di un disturbo mentale.
Secondo il direttore è giusto che si provi dolore o sofferenza per un lutto, in ambito familiare, lavorativo, universitario. Ma quand’è che subentra la malattia mentale? Questo accade quando i sintomi dell’evento (es. ansia, depressione e altro) perdurano nel tempo e diventano invalidanti per la vita quotidiana.
C’è da dire, però, che sia la malattia fisica che quella mentale fanno parte della propria vita. L’aspetto biologico del disturbo può essere curato con i farmaci, quello psicologico con la psicoterapia e quello sociale con l’inclusione sociale.
Molti si rifiutano di chiedere aiuto per paura del giudizio altrui oppure per il terrore di sentirsi esclusi. Nel servizio dell’Asl Roma 2 sono incluse 860.000 persone circa, senza contare tutte quelle non “intercettate”.
Il messaggio fondamentale, però, è uno e certo: la difficoltà mentale può essere curata.
A supporto di questa tesi è volta questa importante sinergia tra gli organi di stampa e le istituzioni sanitarie, per ottimizzare la comunicazione inerente i temi della salute mentale.
Ne hanno dato notizia: