Il sito Città Pasolini riporta un’intervista del 1968 in cui Pasolini si esprime sui temi della diversità e, tra questi, sulla follia.
L’intervista fu realizzata a seguito della partecipazione di Pasolini ad un convegno, a Torino, a cui aveva voluto assistere, da spettatore, per testimoniare “la solidarietà ad uno in particolare fra i partecipanti, il prof. Basaglia, le cui vicende e i cui esperimenti seguito con passione”
Nell’intervista emergono affermazioni e punti di vista come sempre poco convenzionali, soprattutto per l’epoca, in cui tra l’altro emerge una forte sottolineatura delle questioni legati al potere. Non solo Pasolini considerava gli ospedali psichiatrici come ghetti ma, a suffragare questa opinione, ricordava che nei campi di concentramento le prime vittime furono proprio i folli e gli omosessuali.
Siamo 10 anni prima dell’approvazione della legge 180: ma già allora Pasolini individuava nelle “sperimentazioni” di Basaglia a Gorizia la strada per introdurre condizioni più democratiche negli ospedali psichiatrici. Va sottolineato che neanche lui, intellettuale capace di formidabili visioni critiche e proiettive, immaginava allora che si potesse arrivare di lì a poco alla chiusura dei manicomi. Ne auspicava però una trasformazione radicale, perché potessero diventare “luoghi dove essi (i sofferenti mentali) possano realizzare i loro sogni”.
I protagonisti dell’epoca parlano di un rapporto di amicizia, oltre che di stima reciproca, tra Basaglia e Pasolini.
La notizia della morte di Pasolini raggiunse Basaglia ad Anghiari. Qui, preso dall’urgenza di inviare un pezzo al Giornale Paese Sera, Basaglia non esitò a bussare insistentemente alla porta di un Ristorante (L’Antico Ristoro) per poter telefonare.
Il pezzo che dettò al giornale (riportato da Il Manifesto), in cui menzionava le battaglie condivise con Pasolini “contro la violenza sociale e istituzionale che produce la mostruosità dei manicomi e dei lager” diceva:
‘Il grande artista e intellettuale ci ha parlato di una mutazione genetica in corso con gravissimi guasti nel nostro sistema sociale ed in particolare sulle nuove generazioni. Il movimento che in questi anni si è creato sui temi della lotta all’emarginazione e all’esclusione si deve collegare ancor più alla lotta politica generale per una società in cui i rapporti tra le persone non siano basati sullo sfruttamento e la mercificazione.’